All’interno dell’estesissimo parco regionale di Veio, bucolica area protetta romana dove un tempo era insediata l’antica capitale degli Etruschi, oggi tra il resto sorgono I Casali del Pino (www.icasalidelpino.it), azienda agricolo-biologica di Ilaria Venturini Fendi, designer di moda etica ed imprenditrice responsabile, che dei suoi 160 ettari di proprietà (ex-Coldiretti), votati al biologico e ristrutturati in bio-architettura, ne ha fatto una sostenibilissima azienda modello. Prima dell’acquisizione, il borgo rurale – un’ex piantagione di tabacco e un ex-allevamento di bovini, risalente ai primi del Novecento – era costituito da numerosi casali, poi totalmente abbandonati ed in completa rovina. Ma, dopo un lunghissimo ed accurato restauro conservativo, l’edificio un tempo ospitante le famiglie dei braccianti è stato trasformato in un agriturismo di charme (16 camere, una diversa dall’altra, con oggetti ready-made creati da Ilaria Venturini Fendi ed elementi architettonici d’epoca, reperiti dalla madre, Anna Fendi; le tariffe, a notte, oscillano tra gli 80 e i 120 euro, a seconda dell’ampiezza della camera).
La minuscola chiesa è stata ripristinata, ma non riconsacrata, mentre l’annessa sagrestia si è tramutata in un’ampia villa padronale; rimesse e fienili vari oggi ospitano i laboratori aziendali per la trasformazione del latte e della carne, con tanto di punto-vendita dei prodotti alimentari e anche possibilità di degustarli in loco; la trattoria I Casali del Pino, che s’approvvigiona di verdure (asparagi di campo, cardi mariani, cicoria, ecc.), formaggi e insaccati prodotti in loco, vini biologici e pasta fatta in casa (tel. 06 98263790); infine, persino la sede operativa dell’artigianale Carmina Campus (www.carminacampus.com), vale a dire meravigliosi “accessori-moda creati senza distruggere, anzi riciclando”. L’unico elemento architettonico contemporaneo, che è stato inserito nel restauro, viene costituito dai camini solari dell’enorme padiglione multi-funzionale, in grado d’accogliere fino a 500 persone, ricavato da un’altrettanto estesa stalla. Tutt’intorno, con grande agio, 1.200 pecore, qualche cavallo, un asinello ed ulteriori animali allo stato brado. Insomma, un vero Eden contemporaneo, diventato il ‘luogo dell’anima’ di Ilaria Venturini Fendi.
Ed è lì che, da un decennio a questa parte, ogni fine aprile prende forma FloraCult, mostra-mercato di florovivaismo e di cultura del giardino. Ideata ed organizzata dalla stessa Ilaria e curata dalla paesaggista Antonella Fornai. Essa rappresenta un luogo d’aggregazione che vuole contribuire a riportare la natura al centro della cultura, in un processo d’integrazione di cui oggi non si può di certo più fare a meno. Infatti, nel contesto del degrado urbano e dell’emergenza ambientale, la cultura verde costituisce un linguaggio universale e, volendo, anche terapeutico – non a caso, la psicoanalista junghiana Ruth Ammann ha scritto Il giardino come spazio interiore – che può iniziare anche dall’area, contenuta, di una terrazza. Laboratorio di idee e stimolo per la diffusione della conoscenza vegetale FloraCult, quest’anno dal 25 al 28 aprile (dalle ore 10 alle 19), fa ogni volta convergere in questo straordinario lembo di campagna romana chi vuole ritrovare un contatto con la terra e chi ama fiori e piante, anche rare.
Tra quest’ultime, quest’anno c’è in particolare da segnalare il Carthamus tinctorius dal bel fiore color arancio, utilizzato sia in campo alimentare che cosmetico; il Chimonobambusa timidissinodo, bambù cinese del sud-est del Sichuan e del nord-est dello Yunnan, da sempre protetto al pari di un’opera d’arte, che in passato è stato fatto uscire dalla Cina solo grazie alla valigia diplomatica di un tedesco, il quale ne aveva trafugato un pezzo di radice; l’Acer palmatum koto-no-ito, originario di Kyoto, capace in aprile di vestirsi di foglie dai lobi sottilissimi, che pare danzino al vento; la catalana Artoteca calendula dal fiore giallo; una collezione di preziose begonie di origine tropicale e sub-tropicale, fra le quali le più fascinose e insolite risultano essere la begonia convolvulacea (rampicante a fiori bianchi), la begonia Marmaduk (foglie molto grandi, puntinate, coloratissime), la begonia acida, la sanguinea, la ricinifolia, la piccola Norah Bedson e l’alta fuchsoides.
Dunque nel 2019, per l’edizione che celebra il decimo anniversario di FloraCult, la rassegna s’è concessa un giorno in più di svolgimento e s’è data come impegnativo tema generale Identità, relazione, armonia nella natura e nel giardino: è infatti anche dalla relazione tra uomini, animali e piante che può nascere la complessa harmonia mundi, che si cercherà in vari modi di focalizzare grazie al contributo di studiosi, esperti e appassionati giardinieri chiamati a presenziare ai quattro giorni di manifestazione. Tra i quali un nome di gran spicco, che esce poco dal suo Paese natale, il Marocco: si tratta di Abderrazzak Benchaâbane, etno-botanico fondatore del festival Jardin’art di Marrakech e della rivista Jardins du Maroc, Jardins du monde, nonché ‘naso’ della collezione dei Parfums du Soleil, ispirati al Marocco, ma noto al mondo vegetal-botanico per essere stato, per oltre un decennio, il restauratore-conservatore del celeberrimo Giardino Majorelle (325 specie) di Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé a Marrakech, oggi uno dei più visitati siti della cosiddetta ‘città rossa’.
Quest’anno tra i diversi consessi e presentazioni in programma a FloraCult, segnaliamo che l’associazione Giardinando realizzerà Il giardino delle donne 4.0, esempio di giardino facile da creare e anche da mantenere, a bassa irrigazione, di massimo effetto e di grande soddisfazione, per donne multi-generazionali. E una curiosità: verrà anche presentata l’applicazione Plants play, primo dispositivo indossabile che permette d’ascoltare la musica generata da alberi e piante: infatti, attraverso due sensori posizionati sulle foglie, le variazioni elettriche delle piante vengono immediatamente convertite in note musicali inviate, tramite Bluetooth, sul proprio smartphone. In sostanza la pianta funge da compositore, mentre lo smartphone con la citata app è l’esecutore, e l’uomo diviene così una sorta di direttore d’orchestra. Il biglietto d’ingresso alla rassegna ammonta a 9 euro (gratuito per i bambini fino a 12 anni), cani benvenuti, ampio parcheggio gratuito, e uno spazioso bar all’aperto con tavolini e salottini.
Info: FloraCult, presso I Casali del Pino, via G. Andreasi 30, via Cassia km. 15 – Roma (La Storta) – tel. 345-9356761 – info@floracult.it – www.floracult.com
Testo/Olivia Cremascoli – Foto/courtesy FloraCult–I Casali del Pino