Negli ultimi anni nel nostro paese è aumentata, e di molto, la consapevolezza che per far crescere il turismo (E qui, con questo termine, intendiamo tutto un insieme complesso e affascinante di fattori come la cultura locale, il cibo, i vini, la storia) bisogna dedicarsi ai piccoli borghi. Inutile occuparsi solo dei grandi centri come Roma, Milano, Firenze o Palermo, se poi si trascurano quelle migliaia di piccole ma importanti realtà locali, ognuna con una sua storia, spesso secolare, e una sua ambientazione artistica e culinaria, che spesso sono l’ossatura principale della cultura italiana.
Per questo sono cresciuti i finanziamenti e le azioni per migliorare queste realtà. A occuparsi di ciò, da ormai 40 anni, c’è la Confcommercio marche Nord, che in questi giorni ha ricordato a Roma l’anniversario dei Week End gastronomici della provincia di Pesaro e Urbino, approfittandone anche per fare il punto della situazione. A partecipare, alla presenza di vari giornalisti e ospiti, sono stati vari nomi importanti dell’ambiente: a partire dalla stessa Presidente Enit, Ivana Jelinic, dalle figure del direttore e del presidente della Confcommercio, rispettivamente Amerigo Varotti e Angelo Serra, fino a Mario Di Remigio, presidente dell’Associazione ristoratori Pesaro e Urbino, passando anche per qualche nome della politica italiana, come gli onorevoli Gianluca Caramanna e Antonio Baldelli, il primo Consigliere del Ministro del turismo e membro della Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati. Il secondo, Baldelli, della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati.
Un punto importante, questo dei trasporti, che è stato più volte espresso nel corso del convegno: il miglioramento delle infrastrutture per gli spostamenti in Italia e i collegamenti tra le grandi città e i vari borghi italiani, necessario per agevolare il turismo. Chi scrive si è recato spesso nel sud Italia, e conosce bene le difficoltà logistiche per raggiungere molti splendidi angoli del nostro paese. In parallelo, la Confcommercio Marche Nord, intende migliorare sempre di più l’offerta creativa di 46 ristoranti locali, distribuiti in 30 località delle Marche, alcune delle quali poco conosciute dal grande turismo: Babbucce di Tavullia, Mombaroccio, Piobbico, Apecchio e Mondavio, alcune inserite nell’Itinerario della bellezza, ideato dalla stessa Confcommercio.
A confermarlo è lo stesso Amerigo Varotti: “Pesaro e le località della costa vantano da tempo validi chef, mentre nell’entroterra la proposta gastronomica era classica e poco creativa” dichiara il direttore della Confcommercio, considerato il Deus ex machina dell’intero progetto “Negli anni abbiamo convinto i ristoratori a crescere in qualità, elaborando ricette agganciate al territorio e alla memoria storica. E infatti oggi la cucina dell’entroterra ha fatto passi da gigante”. Miglioramento dei trasporti, quindi, della consapevolezza della cultura locale e della creatività e varietà dell’offerta culinaria, in un binomio, voluto, tra turismo e valorizzazione dell’eno-gastronomia, dal momento che la conoscenza della cultura e della cucina italiana è collegata strettamente al concetto di viaggio.
Tutto questo mantenendo sempre un occhio sui prezzi: “Come sono obbligatori del resto anche i prezzi da rispettare” conferma ancora Varotti “Da noi concordati preventivamente con i vari gestori. La formula è quella del win-win, grazie alla quale il ristoratore ha la possibilità di farsi conoscere da una clientela non habitué del locale, mentre il cliente può degustare ottimi menù a prezzi più bassi di quelli normalmente praticati”.
E in effetti, scorrendo i menù proposti, la cosa funziona: i prezzi risultano più bassi della media, in confronto alla varietà ed eccellenza dei prodotti.
All’incontro a Roma, nel palazzo dell’Ente nazionale italiano per il turismo, erano presenti anche i rappresentanti del gruppo Hera, partner di Confcommercio, e del Consorzio prosciutto di Carpegna. A proposito di questo prodotto, c’è un’altra interessante storia che ci hanno raccontato.
C’è un territorio, incastonato come una gemma tra le colline di Montefeltro, dove da secoli, approfittando di un microclima particolare e favorito dall’aria proveniente dall’Adriatico, viene prodotto uno dei migliori prosciutti italiani. Carpegna, così si chiama la gemma di cui parliamo, ne possiede i segreti della lavorazione fin dal 1400, più o meno negli anni in cui Francesco Sforza era impegnato a invadere i territori marchigiani. Non è un prosciutto qualsiasi, e a testimoniarlo, oltre alla qualità stessa del prodotto, è la severità del processo di lavorazione. Può essere prodotto solo a partire da una precisa razza di suini italiani, conosciuta come “Pesante padano” o anche “Suino pesante”. Il suino, inoltre, deve pesare almeno 160 kg (Da qui il nome che gli danno in queste zone) e non deve essere macellato prima di 10 mesi. La coscia che poi se ne ricava deve pesare almeno 12 kg, e stagionata per 16 mesi a una temperatura ben precisa e in un locale che possa fargli assorbire l’aria salmastra dell’Adriatico, passando per le varie fasi di salatura (Con sale marino), stagionatura e stuccatura, con un insieme di spezie, farina di riso e strutto.
https://www.enit.it/
confcommerciomarchenord.it
www.consorzioprosciuttodicarpegna.it
Testo/Emiliano Federico Caruso –“ Foto per gentile concessione di Enit” – Foto d’apertura: Sassocorvaro