«E’ l’ora che disgiunge il primo chiaro dall’ultimo tremore…». Queste poche parole da ‘Nascita d’aurora’ di Giuseppe Ungaretti, danno un senso profondo al ciclo della vita, che si perpetua e idealizza con la nascita del nuovo giorno, dopo che quella flebile linea di confine tra il buio e la luce, apre la strada all’alba. In vita mia ho vissuto tante albe e tramonti un po’ dovunque, e anche quella militare. Un’altra “alba”, attesa segnando i giorni sulla “stecca” quando c’era ancora il servizio di Leva, e che avrebbe dato vita ad un nuovo capitolo della nostra esistenza. Questa è stata per me la prima volta che ho visto il sorgere della prima alba d’Italia, quella che si può vedere solo da Punta Palascìa, sul “tacco dello stivale”: la punta più ad est del territorio nazionale italiano, la prima toccata dal sole nascente. L’occasione è capitata durante una tappa di un press tour organizzato tempo fa dal ‘Distretto Produttivo Puglia Creativa’, il quale ha fatto conoscere molte parti interessanti delle Serre salentine, zone in questi giorni sferzate dal maltempo, con danni pesanti specie a Porto Cesareo dopo la tromba d’aria.
Ci troviamo nel ‘Parco naturale regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase’, istituito dalla Regione Puglia nel 2006. Ma la zona di Punta Palascìa è classificata principalmente come sito Sic (Site of Community Importance), come definito dalla Direttiva 92 /43 /Cee del Consiglio europeo del 21 maggio 1992. Nota anche come ‘Direttiva Habitat’, essa è nata per preservare gli ambienti naturali e seminaturali, la flora e la fauna selvatiche. In Italia è in vigore dal 1997. Dopo una mezz’ora d’auto arriviamo sul posto. Siamo a circa 40 km da Lecce e 6 km da Otranto, una “città bomboniera” dalle origini greche, che fu uno dei principali porti del Mediterraneo. È ancora buio, ma dall’alto dei 79 metri s.l.m. della scogliera, già si vede il Canale d’Otranto – linea di confine Mar Adriatico e Ionio – che comincia a prendere vita. Poco sopra, la stazione meteorologica di Otranto-Punta Palascìa, del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare. Oltre venti metri sotto, la nuova lanterna alogena da 1000 W a ottica fissa del faro, riflette dal 2008 la sua nuova luce ogni 5 secondi.
Pensieri e riflessioni aspettando l’alba
Il leggero fruscio della brezza che comincia ad alzarsi, mi ricorda come l’alba non aspetti. E, man mano che albeggia, lo scenario incantato permeato dai colori, fa emergere dal subconscio potenti sentimenti ancestrali, capaci di far passare in secondo piano l’alzataccia fatta per arrivare in tempo all’appuntamento con i primi raggi di luce. Piccoli gruppi di persone scendono lungo i 600 metri del sentiero che porta verso il faro. Altri sono già appostati in punti strategici, per immortalare non solo con gli occhi, quel primo raggio di sole che prenderà forma per annunciare il nuovo giorno. Sulla linea d’orizzonte, quasi a portata di mano, si vedono delle montagne all’apparenza tanto vicine, da lasciare immaginare di essere la continuazione di un grande golfo. Mi stupisco nell’apprendere che si tratta della costa albanese, distante da noi circa 70 miglia marine (130 km). Si tratta delle cime di 2000 metri dei Monti Acrocerauni, sulla penisola di Karaburun, il punto dell’Albania più vicino all’Italia: il golfo di Valona. Sembra incredibile come l’effetto ottico dovuto alla curvatura terrestre e le alte cime, abbia reso possibile questa “magia”, che nelle giornate più limpide si estende anche alle isole greche di Fanò, più a sud. Alle ore 5,50 i primi raggi dorati del sole si specchiano sul mare, fino a proiettare lunghe ombre dai nostri corpi e la silhouette del faro, sulla collina alle spalle. E tutto comincia a prendere forma e vita.
Il faro di Punta Palascìa
Realizzato su un promontorio di 40 metri, risulta composto da un edificio a due piani sul quale si trova la torre cilindrica che raggiunge i 32 metri di altezza. Fu costruito nel 1869 ed è stato presidiato fino al 1978 dalla Marina militare. Si tratta di uno dei 5 fari del Mediterraneo sotto tutela della Commissione Europea e prese il posto dell’antica torre di avvistamento aragonese, facente parte del sistema di difesa costiero realizzato nel XVI secolo per fronteggiare gli attacchi dal mare. Oggi, anche in tempi di alta tecnologia, rimane sempre un punto di riferimento per i naviganti. Ma prima di tutto, il faro costituisce un monumento di archeologia industriale da preservare e dopo anni d’incuria, nel maggio 2013 è stato acquisito dal comune di Otranto, grazie al Dl 85 del 28 maggio 2010, sul trasferimento di beni statali a titolo non oneroso, a comuni, province, città metropolitane e regioni. Dopo un lungo restauro esterno e interno, il 20 luglio di quest’anno è stato riaperto al pubblico.
Apulia stories e la preservazione della cultura del territorio
Ma Punta Palascìa forma anche una nota meta turistica, specialmente nel periodo estivo e da luglio 2019 la struttura del faro viene gestita dall’associazione culturale di promozione sociale ‘ Apulia stories’, fondata da Elisa Mele e Alessandro Conoci, due giovani amanti il mare e la loro terra. Formano una coppia di moderni imprenditori turistici, impegnati sia a livello locale che nazionale, a far conoscere il loro mare e il territorio pugliese e salentino in particolare. A partire proprio da questo pezzo di storia italica a strapiombo sul mare, a dominare l’orizzonte. Il loro è «Un turismo esperienziale da vivere con tutti e cinque i sensi», organizzando anche tour degustativi ed esperienze emotive. Qui si fanno mostre, eventi, rassegne culturali e iniziative varie. Come, per esempio, il workshop sul riconoscimento delle erbe spontanee, l’osservazione e la fotografia delle stelle, con la guida di esperti astronomi e fotografi, il trekking verso nordest, fino alla Torre del Serpe (circa 6 km), o verso la Torre Sant’Emiliano a sudest (circa 4,5 km). Ma i locali del faro sono particolarmente adatti anche alla meditazione e, con una telefonata, si può prenotare una sdraio per leggersi un libro coccolati dallo sciabordio delle onde che s’infrangono sugli scogli. Guardando il mare dalla finestra del secondo piano, dov’è anche un piccolo bar e un bazar dove acquistare cose semplici ma significative, oltre a un bookshop dove sono esposti volumi sulla storia, cultura ed enogastronomia del territorio. Mentre sorseggiavo un caffè, assaggiando dell’ottimo pasticciotto leccese fatto in casa, sul mio smartphone arriva un messaggio da Vodafone: «Benvenuto in Grecia. Puoi navigare anche qui secondo la tua offerta nazionale… Buon viaggio». Sono perplesso: credevo di stare in Italia. Così mi sono ricordato del racconto di tanti turisti e residenti, per la rabbia dell’addebito dei costi di roaming nei paesi dell’Unione Europea, prima dell’entrata in vigore del cosiddetto Roaming-like-at-home, dopo l’adozione del Regolamento Ue 531/2012 (e successivi).
Il Museo multimediale sull’ecologia degli ecosistemi mediterranei
Nel faro è stato realizzato anche il ‘Museo multimediale permanente sull’ecologia degli ecosistemi mediterranei’ (ObsEco), diretto dal professor Alberto Basset, gestito da studiosi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento, in collaborazione con il Comune di Otranto. Attualmente è chiuso per lavori di manutenzione, ma risulta molto interessante da visitare.
A darcene conto, la descrizione sul sito (www.unisalento.it/musei). Si tratta di un «museo aperto a mostre virtuali naturalistiche e scientifiche, che può ospitare esposizioni di fotografia, pittura e archeologia, in cui vengano descritte o raccontate storie su specie e interazioni ecologiche alla base del funzionamento degli ecosistemi Mediterranei, con l’obiettivo di associare strumenti di descrizione della natura, propri della scienza e della più avanzata ricerca in campo ambientale, a strumenti propri dell’arte e della storia dell’uomo».
Info e contatti: 800 961993 (da fisso); 0744 422848 (da cellulare). Orari: da lunedì a venerdì 9-17; sabato 9-13. Chiuso nei festivi. Email: museoecologia.palascia@unisalento.it
Momenti magici, con mare e cielo a portata di mano
Un momento particolarmente significativo da vivere per chi ne avesse la possibilità, risulta quello della notte del 31 dicembre, San Silvestro, quando per tradizione molta gente s’incontra qui per festeggiare e guardare le stelle attendendo la prima alba del nuovo anno. Ma la nostra visita è stata fatta nel mese di agosto e, come ben sanno i salentini, qui lo scirocco la fa da padrone. Così, dopo l’impegnativa ascesa dei 138 gradini sulla scala a chiocciola, per raggiungere la sommità del faro fino alla lanterna, gli abiti si erano letteralmente incollati alla pelle. Però da lassù risulta veramente possibile gettare lo sguardo «verso l’infinito e oltre», come avrebbe detto Buzz Lightyear, il personaggio dei film di animazione della serie ‘Toy Story’. Le montagne albanesi, che prima vedevamo tanto vicine, sono ormai confuse nella foschia appena alzata, mentre sulla grande terrazza sotto di noi, due giovani solitari fanno colazione all’aperto. Perdendo gli sguardi nella libertà.
Info e contatti: apuliastories@gmail.com; tel. 3288310000
Testo e foto/Maurizio Ceccaioni