Una storia dalle origini antiche, una meta turistica a portata di mano, ma anche una piacevole sorpresa per gli amanti della buona tavola e del buon vino. Siamo tra Peschiera, Lazise e Bardolino, una gita fuori porta, a poco più di cento chilometri da Milano, capace di stupire. Su questa sponda del lago di Garda, il lato orientale in provincia di Verona, basta pochissimo per trovarsi in vacanza. E non solo per i parchi tematici tanto cari soprattutto in epoca pre Covid a famiglie e ragazzi, a partire dal più famoso, Gardaland.
Questa zona infatti offre molto di più.
Peschiera è una perla della natura e della storia: l’antica Arilica dei romani oggi è visitata soprattutto per l’imponente fortezza che accoglie chi arriva e che lega le sue origini prima alla Serenissima e poi, con Verona, Mantova e Legnago, alle vicende del Quadrilatero, il sistema difensivo organizzato dagli austriaci nel Lombardo-Veneto.
Da tre anni la fortezza è entrata nella lista dell’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta, infatti, con Bergamo e Palmanova, di una delle più significative opere di difesa veneziane costruite tra il XVI e il XVII secolo nel territorio della Repubblica di Venezia. Ma oggi visitarla significa soprattutto fare un tuffo nel Risorgimento italiano e nelle guerre d’indipendenza, che portarono alla sua liberazione definitiva nel 1848.
In questo angolo di lago storia e natura si incontrano senza soluzione di continuità.
Di fortezza in castello, si arriva infatti facilmente a Lazise, un borgo pittoresco affacciato sull’acqua, con un lungolago ricco di suggestioni che ricordano piazza San Marco a Venezia. Fondata dai romani, nel medioevo Lazise fu il primo comune libero del Garda.
E’ una delle mete più apprezzate da chi ama gli sport acquatici e la vita di spiaggia, ma oggi deve la sua fama turistica soprattutto al suo parco termale, 13 ettari di lago e alberi secolari che fanno ombra alla settecentesca Villa dei Cedri.
Pochi chilometri più in là, raggiungibile anche a piedi o in bicicletta, c’è un’altra nota meta turistica: Bardolino, una perla sul lago tra passato e futuro.
Le sue spiagge, il centro storico che si affaccia su un lungolago ristrutturato di recente all’insegna della modernità e delle linee più eleganti del legno, ne disegnano un panorama unico. In questa zona è nato il Museo dell’olio d’oliva, che richiama ogni anno 50mila visitatori con il suo percorso didattico articolato in nove sale, proponendo sistemi di illuminazione antichi (le lampade a olio), presse, caldaie, giare, strumenti usati nei frantoi, fino alla ruota a trazione idrica, raccontando una storia che parte dalla raccolta per arrivare fino alla tavola.
E poi c’è il vino. Anzi, soprattutto c’è il vino, che disegna il paesaggio appena all’interno della sponda veneta del Garda. Qui si estendono i 40 ettari di vigneti della tenuta Santa Cristina a San Benedetto di Lugana, dove nasce il Trebbiano di Lugana della famiglia Zenato, che compie i suoi primi sessant’anni di vita.
“L’anima del Lugana e il cuore della Valpolicella”, spiega Nadia Zenato, riferendosi allo slogan che riassume il core dell’azienda di famiglia, con la produzione della tenuta Santa Cristina ma anche gli altri 50 ettari della tenuta Costalunga in Valpolicella, dedicati ai vitigni che danno vita al pregiatissimo Amarone.
Il pioniere fu suo padre, Sergio, che negli anni Sessanta in questa zona decise di sperimentare nuove tecniche di vinificazione investendo sui vitigni autoctoni, ottenendo prodotti dalla qualità altissima, pluripremiati e diffusi in 65 paesi del mondo.
Scomparso da poco, la sua eredità viene portata avanti dalla famiglia: la moglie Carla e i figli Alberto e Nadia. A Santa Cristina si lavora secondo i metodi dell’agricoltura sostenibile, che vanno dall’utilizzo delle rose come segnalatori dei parassiti, per limitare il ricorso a prodotti chimici, fino alla vendemmia fatta a mano e alla vinificazione, dove accanto alle botti di rovere si possono trovare anche le anfore in terracotta, dove avviene una microvinificazione a livello sperimentale. Metodi che vengono mostrati al pubblico in visita alla tenuta in piccoli gruppi, accompagnati dalle note della Turandot: “per stimolare tutti i sensi”, spiega la guida, quasi a volerne evocare misteriosi enigmi, come nelle più celebri arie di Puccini.
Un mistero, quello del vino, fatto di studio, passione e lavoro, che qui ha dato vita a etichette premiate da riconoscimenti internazionali come il Lugana Santa Cristina e il Lugana Riserva Sergio Zenato.
E poiché l’obiettivo è quello di stimolare bontà e bellezza in tutti i sensi, è nata Zenato Academy, un progetto di collaborazione con le scuole d’arte con una borsa di studio e un premio per la fotografia contemporanea che ha coinvolto l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Testo/Monica Guzzi