Da Shasta (California), dopo poche decine di chilometri, si entra in Oregon. L’etimologia di questa parola, sembra che sia riferibile al grande fiume Columbia che sfocia nel Pacifico, nell’estremo nord del Paese. Infatti nel 1778, l’ esploratore britannico Jonathan Carver, in un suo libro, scrisse che la parola “Oregon” derivava da una corruzione della parola “Ouragan” (che in francese significa “tempesta”) per l’impetuosità delle acque del Columbia River. A Medford, a meno di ottanta chilometri dal confine californiano, merita fare una deviazione sulla “62” che sale al famoso Crater Lake. Il paesaggio è caratterizzato da vaste foreste di conifere, con suolo tipicamente vulcanico, dove s’incontrano spumeggianti risorgenti che fuoriescono da neri tubi lavici, testimoni di antiche eruzioni che hanno intercettato le falde acquifere. L’ambiente è realmente una wilderness (Natura selvaggia). Si sale fino a 2000 metri, circondati, alla fine del mese di maggio, ancora da alti muri di neve e da un’aria tagliente. E’ questo il periodo in cui il Parco del Crater Lake, riapre dopo la pausa invernale. Lo spettacolo che si presenta al visitatore è letteralmente mozzafiato: un grande lago semicircolare circondato da alte pareti ed, al centro, un’isola. Tutto ciò ha una storia geologica di cui, oggi, si conosce la cronologia degli eventi che hanno portato a questo paesaggio.
All’incirca 7.800 anni fa, il vulcano Mazama, collassò, dopo aver eruttato tutt’attorno, materiali ignei (ceneri, lapilli ecc.) per un raggio di circa 50 km. Alla fine, il cono vulcanico si disintegrò esplodendo e al suo posto, restò una grande voragine (caldera). Questa, col tempo, si riempì d’acqua formando un lago (il cui fondale è a quasi seicento metri di profondità) alimentato dalle piogge e dalle nevi invernali. Al centro emerge l’isola Wizard (o dello stregone), nata da successive eruzioni, con un’altezza di oltre duecento metri rispetto alla superficie lacustre. Con ogni probabilità gli indigeni Klamath, assistettero all’ esplosione perché, nelle loro tradizioni, si parla di uno scontro tra il Dio del Cielo (Skell) e quello del mondo sotterraneo (Llao). Il primo a citare questa meraviglia della natura, fu, nel 1853, J.W.Hillman, un cercatore d’oro.
Riprendendo la statale “230” e proseguendo a nord, si staglia, in fondo alla valle, un alto picco vulcanico: il Mount Thielsen. Anche questo fa parte della catena delle Cascade e si tratta di un edificio vulcanico alto 2.700 metri. Le estese foreste costituiscono l’elemento economico più importante per la cittadina di Roseburg. Ancora più a nord si giunge a Eugene, una grande città, sorta su un’area dove, ricerche archeologiche, hanno dimostrato la presenza, per 10.000 anni, di tribù autoctone (antenate dei Kalapuyan o Kalapooya). Nel XIX secolo, queste popolazioni subirono grandi cambiamenti, non solo, a causa dell’epidemia di malaria ma, per la crescita degli insediamenti di trappers francesi, seguiti dall’arrivo di numerosi coloni americani. Nel maggio 1895 arrivò Eugene Franklin Skinner, un personaggio un po’ particolare come quelli di un film western. Infatti, partito dall’Illinois, dove era sceriffo, arrivò in California con moglie e figli e puntò all’Oregon. Fece il traghettatore sul Willamette River, acquistò un terreno minerario e lì si stabilì, nacque così la città di Eugene, legata oggi a una curiosità: in questo posto, sono ambientate le vicende della famiglia dei Simpsons, un famoso cartoon satirico creato da Matt Groening nel 1987.
Dalla città si può ritornare sull’oceano, in poco più di cento chilometri, dove si raggiunge Florence e poco dopo un’altra cittadina il cui nome ricorda l’Italia: Veneta. La “101”, che costeggia il Pacifico, attraversa un paesaggio ricco di fiori coloratissimi e tratti di foresta dai rami coperti di barbe di muschi e felci. Sulla costa enormi dune costiere scivolano verso il mare, coperte da una tipica vegetazione pioniera. Man mano la costa diventa rocciosa e si alza fino a quasi cento metri. A una ventina di chilometri da Florence, un cartello indica le Sea Lions Caves. Si tratta di un gruppo di grotte che si affacciano sull’oceano, annoverate tra le maggiori del mondo marino. E’ stato proprio il Pacifico a scavare il promontorio, penetrando al suo interno per decine di metri, creando così volte che arrivano a 38 metri, piene di fascino. La scenografia porta subito la mente al romanzo di Verne “20.000 leghe sotto i mari” con il rifugio del Nautilus di Nemo.
La scoperta di queste grotte risale al 1880. Entrando dalla caverna alta ci si affaccia nella sala principale, accolti dagli echi del vociare di uccelli (cormorani, pulcinella di mare ecc.) e dai versi sgraziati di un gruppo di leoni marini di Steller, radunati su un grande scoglio al centro – questi mammiferi, un po’ più piccoli dei trichechi, sono in via d’estinzione e quindi protetti. – Un’ascensore, conduce all’interno della caverna principale, dove è molto forte l’odore di pesce che aleggia nel salone. Spostandosi nella grotta laterale, si può ammirare, attraverso un finestrone, una costa a picco molto spettacolare e tra le nebbie del Pacifico, un antico faro ancora in funzione. Proseguendo verso il nord dell’Oregon, si costeggia il litorale con decine di punti d’interesse paesaggistici e storici. Non mancano gli incontri, a Yachats, con i vecchi immigrati italiani, entusiasti di vivere là e, come tutti, gentilissimi. A Newport, come in molte altre località della costa ovest, sono vissute tribù, come gli Yacona. Qui, con l’arrivo dei coloni, s’incrementò in maniera considerevole il commercio delle ostriche, in seguito si sviluppò la pesca dei gamberi (halibut) oltre a diverse specie di altri pesci.
Una delle peculiarità da vedere a Newport, è l’Oregon Coast Aquarium. Questo complesso di edifici si affaccia sulla Yaquina Bay, qui venne ospitata l’orca che fu interprete nel film Free Will. Oltre a presentare la flora e la fauna dell’ Oregon, l’acquario si caratterizza anche per i “Passages of the Deep” ovvero il visitatore è circondato sopra, sotto e ai lati, da vasche, in cui si possono ammirare pesci del reef e anche squali, che si muovono tutt’attorno, dando l’idea di essere protagonisti di una vera immersione. Lasciata Newport, dopo molti chilometri lungo bellissime coste, si passa per il paese di Garibaldi, l’ ”Eroe dei due mondi”. Nel 1867, B.A.Bayley acquistò dal governo, questa area che poi rivendette e la comunità, che qui s’insediò, volle dedicare a Garibaldi la cittadina.
Ancora più a nord, c’è la città di Seaside. Ci s’imbatte nella Storia dell’America settentrionale. Infatti, la famosa Spedizione di Lewis e Clark, si fermò proprio qui, sulle rive dell’oceano Pacifico, nell’inverno del 1805-1806, dopo aver attraversato tutto il continente da est a ovest per la prima volta via terra. Avendo la necessità di procurarsi del sale (necessario per mantenere le carni degli animali cacciati in vista del ritorno), costruirono un forno per fare evaporare l’acqua di mare e ricavarne il sale in essa contenuto. I membri della spedizione (che raccolse piante, animali, rocce e che cartografò tutto il percorso) costruirono un piccolo forte (Fort Clatsop) sulla foce del Fiume Columbia, a pochi chilometri da Seaside: Fort Clatsop, dal nome dell’omonima tribù che lì viveva e che fu una base importante per la sopravvivenza della spedizione.
Al forte, gli esploratori, passarono il rigido gennaio del 1806 da cui, a marzo, ripartirono per tornare sulla costa est. Nacque così Astoria, l’ultima città dello Stato dell’Oregon. Il nome deriva dal milionario americano John Jacob Astor, proprietario della American Fur Company e fondatore di Fort Astoria, nel 1811. La città è nota anche per numerosi e famosi film tra cui “I Goonies”. La foce del Columbia River (che nasce in Canada ed ha un percorso di 2000 km), è amplissima. Il fiume, in questo luogo, è attraversato da un ponte (Megler Bridge) lungo 6 chilometri e, sull’altra riva, si entra nello Stato di Washington, a poca distanza da Seattle. Qui finisce l’Oregon, ma il Nord Pacifico americano, continuerà a mostrare ancora la sua magnificenza selvaggia.
Testo e foto/Giuseppe Rivalta