La sua storia affonda le radici nel tempo. Si racconta sia stata eretta nel XVI secolo (anno 1501/1600) altri, invece, sostengono sia stata costruita in epoca bizantina come torre d’avvistamento. Parliamo di torre del Cardo, situata nel territorio dell’Arneo – Strada Provinciale Veglie-Torre Lapillo –Porto Cesareo, 73048 Nardò (Lecce), nel basso Salento, poco distante dal mar Jonio, solo cinque chilometri. www.torredelcardo.it – 339-1654489
Esistono poche pubblicazioni e notizie certe su questa torre alta dodici metri, avvolta nel mistero ancora oggi come allora. Tuttavia, una leggenda popolare narra che qui fu nascosto un tesoro, frutto di continui e numerosi saccheggi da parte di briganti, i quali ultimi, meglio conosciuti come la “Banda dei 24 ladroni”, rubavano ai ricchi e ai nobili del tempo.
Vittorio Bodini, scrittore, poeta e narratore pugliese, in un suo articolo del 1951 “La guerra ai contadini” scrive: ”Siamo in una landa macchiosa che ci circonda a perdita d’occhio, tutta groppe ispide come d’una sterminata mandria di bufali. Solo verso oriente una striscia di sole rimbalzando su un rialzo di terra scopre una piccola costruzione abbandonata, deve essere la torre del Cardo, dove dicono vi sia un tesoro sotterrato”.
Tesoro, che ancora oggi, a distanza di anni, qualcuno pensa di trovare!
Per moltissimi anni la torre fu abbandonata e solo negli anni ’50 del Novecento fu utilizzata come masseria.
Alla fine degli anni novanta, a cavallo tra il 1997/1999, i signori Nadia e Cosimo Saponaro, attuali proprietari, decidono di acquistarla. Una scelta ardua spinta dal sentimento comune quando, la domenica, andavano in giro per le campagne salentine. Insieme al figlio Salvatore conducono la gestione del complesso come ristoratori e albergatori.
Non è pensabile visitare questo luogo di rara bellezza, immerso tra piante di fico d’india, alberi di fico, mandorli e, purtroppo, ciò che è rimasto degli alberi d’olivo, pervaso d’atmosfere d’altri tempi, senza fermarvisi a mangiare. La gustosa cucina tipica del territorio è al 100% naturale, dove prioritario è l’utilizzo di risorse e materie prime di ottima qualità prodotte dall’orto di torre del Cardo, diventandone elemento fondamentale della loro cucina.
Nadia ama cucinare piatti tipici salentini di carne e verdure, preparare dolci come la cassata salentina (senza canditi e pinoli) ricca di scaglie di cioccolato, ricotta e mandorle e il famoso pasticciotto fatto in casa, oltre al fruttone simile al pasticciotto ma ripieno di cacao e avanzi d’altri dolci.
I primi piatti sono la passione della signora Nadia, eccone alcuni:
Ciciri e Tria: pasta fritta e ceci;
Orecchiette con ricotta forte.
Specialità della casa sono: la Trippa, le cicorie selvatiche con formaggio e pezzettini di carne cotta a pignatta;
la Farra, piatto povero, che pochissimi sono in grado di preparare, composto da tutti gli avanzi della sera o del giorno prima, come legumi, no lenticchie, trasformati come fossero un purè e intorno tocchetti di pane fritto.
Il costo dei due menu è di 26 e 30 euro circa, escluso i vini.
Formaggi e latticini arrivano direttamente dalle masserie dei dintorni.
Quanto al bere nessun problema ma solo l’imbarazzo della scelta, perché il comprensorio produce diversi vini doc. I più rinomati tra i rossi Negramaro e Primitivo, rigorosamente salentini.
Cosimo, più conosciuto come Mimino si occupa dell’orto, delle pubbliche relazioni, della manutenzione, delle degustazioni d’olio prodotto da loro e della struttura nell’insieme, circondata da venti ettari di paradiso. Salvatore, invece, fa il sommelier.
Le sette camere, silenziose, immerse nella natura, offrono riposo, a due passi una piccola piscina, dove poter prendere il sole. Infine, per gli sportivi, un campo da tennis che renderà ancora più invitante il soggiorno.
Torre del Cardo e dintorni: cosa vedere
Un’appendice d’obbligo è rappresentata dalla vicina Veglie, cittadina di circa tredicimila anime, per ammirare il singolare altare del Sacramento della chiesa Madre intitolata ai Santi Irene e Giovanni Battista.
La Cripita della Favana, ricca d’affreschi ma, il meglio conservato e unico risalente al XIV/XV secolo, è la Vergine con Bambino; l’Ipogeo del 1506 in Largo San Vito, e da molte altre chiese sparse nel paese come, tanto per fare degli esempi, quella dell’Iconella e della Madonna dei Greci. Non sempre, però, visitabili.
Una sosta veloce conviene sempre farla, quando si ha fame, nella tipica e antica salumeria di Uccio Leardi in via Italia Nuova, specializzata nel farcire e arricchire panini a richiesta: il più noto e apprezzato è quello con mortadella e provola.
Per un gelato a regola d’arte, il bar Fiore di Giovanni Cutrino, collocato proprio nella piazza centrale Umberto I del paese, offre una quantità e varietà di gusti, rigorosamente prodotti dallo stesso proprietario, gioia del palato per gli amanti della Stracciatella ricca di pezzettoni di cioccolato. Novità estate 2022: gelato alla birra, alla “Spureddhra” (cocomero), Strudel di mele e cannella, radici di Calabria
Per famiglie e bambini, il Parco Alaska, è un punto di ritrovo dove poter consumare vari tipi di “Pinza” Via Bosco snc, 73010 Veglie
Testo e foto/ Anna Maria Arnesano