“Gli Spaghetti di Napoli alla Bolognese“, compiono quest’anno 124 anni. Dell’atto di nascita ne restano al mondo solo due esemplari, uno si trova a Torino e l’altro a Cagliari. La nascita di questa ricetta che vede protagoniste le culture gastronomiche di Napoli, Bologna e Torino avviene, dopo sette anni dal 1861, anno in cui si è costituita l’Unità d’Italia, evento politico che ha facilitato lo scambio d’informazioni culinarie tra i ristoratori e gastronomi delle regioni italiane.
Artusi approfitta dell’Unità d’Italia per pubblicare a proprie spese il primo volume di ricette nazionali. Torino, prima capitale dello stato Sabaudo e dal 1861 della Repubblica Italiana è sempre stata una città a valenza europea e quindi frequentata da personaggi illustri e facoltosi abituati a soggiornare in alberghi di prestigio con annesso ristorante. Tra i più rinomati di Torino vi era e vi è tuttora, vicino alla stazione in Corso Vittorio Emanuele n.60 angolo via XX Settembre un albergo, tra i migliori della città che si chiamava Hotel Ville et Bologne (ora si chiama hotel Bologna). Nella cucina di quest’albergo venne certamente l’intuizione di maritare gli spaghetti di Napoli con una specialità Bolognese dal nome francese ragout, da cui deriva in italiano la parola “ragù”. I cuochi a” modo loro “ sono anche un po’ artisti, alchimisti e intuitivi. Tant’è che il loro obiettivo è di riuscire a trasformare le materie prime in piatti succulenti. Il cuoco dell’‘ Hotel Ville et Bologne di Torino nel 1898 centrò l’obiettivo creando per la prima volta un piatto eccellente e lo realizzò maritando gli spaghetti di Napoli con il ragù alla Bolognese. Il consenso dei clienti fu mirabile e il direttore dell’albergo decise allora di far stampare sul giornale più importante della città” La Stampa -Gazzetta Piemontese del 22 aprile del 1898 “ l’atto di “nascita” ovvero il menù dl ristorante che proponeva per la prima volta tra i primi una sola pasta asciutta “ Gli spaghetti di Napoli alla Bolognese”.
Il 17 dicembre del 1910 sempre a Torino il ristorante della Zecca li inserisce nel menù. Nel 1926 l’alta aristocrazia assaggia gli spaghetti che fanno bella mostra nel menù del marchese Crova. Anche a Turati, in visita a un campeggio a Misurina, offrono “spaghetti alla Bolognese “. In compagnia degli emigranti, che dal 1920 attraversano l’oceano conquistano le Americhe, da cibo etnico gli spaghetti diventano cibo nazionale, e nel 1925 compaiono nella rubrica di cucina dell’Angeles Times e in seguito nel mondo, in quanto, dove arrivavano emigranti o cuochi italiani, vi erano sempre gli spaghetti che venivano conditi alla napoletana, alla bolognese o alla genovese. La scoperta della data di nascita degli Spaghetti alla Bolognese (1898) e della località dove sono nati (Torino) fa tirare un respiro di sollievo ai bolognesi ortodossi che ne hanno sempre negato l’esistenza. In chiave di marketing la parola “ bolognese “ è conosciuta da circa nove miliardi d’individui in tutto il mondo, pertanto il brend spaghetti alla Bolognese in un’ottica commerciale e in chiave di marketing (a costo zero) può essere utilizzato come ambasciatore delle tagliatelle alla bolognese, prodotto tipico di Bologna.
Il merito della scoperta dell’atto di nascita degli spaghetti alla bolognese è dovuto alla professoressa Patrizia Battilani del dipartimento di scienze Economiche dell’Università di Bologna e alla dott.ssa Giuliana Bertagnoni del Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà dell’Università di Bologna, entrambe redattrici del saggio ”Il restyling di una vecchia icona pop: la storia transnazionale degli Spaghetti alla Bolognese”. Saggio presentato a Padova al convegno AISU (Ass. italiana di Storia Urbana).
A conferma della notorietà di Bologna-gastronomica in ambito internazionale, in Europa, Bologna è stata scelta come simbolo di un altro prodotto gastronomico di successo mondiale e questa è una novità assoluta. Si tratta della” Pizza alla Bolognese” nata in Belgio che ora sta conquistando i palati d’Europa. Chissà se i pizzaioli bolognesi saranno spronati (magari con un concorso) a emulare i pizzaioli europei e a cimentarsi nel preparare una pizza alla bolognese, per i turisti in visita alla città e per gli stessi bolognesi.
Testo e foto/Lamberto Selleri