L’Egitto, grazie alla presenza dei suoi tesori archeologici lungo la valle del Nilo e delle assolate spiagge sul Mediterraneo e, soprattutto, sul Mar Rosso, risulta la nazione mediterranea dove il turismo incide maggiormente sull’economia: mediamente il 20 % del PIL, come dichiara il ministro del turismo egiziano Rania al Mashat, ma il dato subisce forti oscillazioni nel tempo a seconda della stabilità interna. Dopo un pesante attentato di matrice islamica, capace di uccidere o ferire parecchi turisti stranieri, il flusso di visitatori cessa quasi completamente per alcuni anni, facendo precipitare questo paese di 105 milioni di abitanti (esteso oltre tre volte l’Italia) in una grave crisi economica. Poi, molto lentamente, i flussi ricominciano a risalire e tutti diventano ottimisti. In questo momento stavamo assistendo ad un periodo di decisa ripresa, dopo anni neri: per fare previsioni per il futuro occorrerà però vedere come verrà vissuto nei paesi occidentali l’attentato del 19 maggio alle piramidi di Giza, con i suoi 17 feriti stranieri (il secondo nello stesso luogo da Natale) e se vi saranno seguiti e conseguenze.
Nel 2018 sono arrivati nel paese del Nilo 11 milioni e 346 mila turisti stranieri, di cui 421 mila dall’Italia, e nei primi mesi del 2019 il trend di crescita è stato molto forte, attorno al 40 %, con una previsione per l’Italia di superare agevolmente il mezzo milione: numero relativamente piuttosto elevato, ma in assoluto la metà di quanto registrato nel 2010, l’anno migliore prima dell’ultima crisi, quando l’Egitto era stato visitato da 14,5 milioni di stranieri; nel 2016 erano stati in tutto 5 milioni. Oggi come oggi, dopo l’ennesimo attentato, difficile fare previsioni. Ma, al di là della sicurezza interna, come abbiamo visto pesantemente in grado di influenzare – nel bene e nel male – i flussi di visitatori stranieri, il governo sente il dovere di compiere forti investimenti in questo settore, riconosciuto come fattore determinante per l’economia del paese. Ma per fare una programmazione credibile occorre compiere delle scelte politiche ragionate, ed è quanto fatto negli anni passati dal governo di al Sisi, pronto a puntare su alcune rilevanti, ed in qualche caso inattese, novità per il futuro prossimo – diciamo dal prossimo anno in avanti – che risulta opportuno i turisti possano conoscere in anticipo, onde programmare con cognizione di causa le loro vacanze nella terra dei faraoni.
La prima novità riguardo il Cairo, la mega-capitale con 20 milioni di abitanti e traffico ed inquinamento in proporzione. Per l’esattezza d’ora in poi si dovrà parlare di capitali al plurale, in quanto nel 2020 dovrebbe entrare a pieno regime la nuova capitale politico-amministrativa-finanziaria voluta da al Sisi . Si tratta di una megalopoli da 6,5 milioni di abitanti sorta dal nulla in mezzo al deserto, tuttora senza nome (viene chiamata con la sigla NCA – Nuova capitale amministrativa – 45 km ad est del Cairo ed a metà strada con Suez. Si presenta con una selva di grattacieli tipo Dubai ed offre al centro un obelisco alto ben 345 m, un parco doppio a quello di New York, 2.000 scuole, 663 ospedali, 1.200 tra moschee e chiese (compresa la chiesa copta più grande al mondo), alberghi con 40 mila camere, un parco a tema grande quattro volte Disneyland, un aeroporto internazionale, 10 mila chilometri di nuove strade ed un palazzo presidenziale 8 volte maggiore della Casa Bianca. La città del nuovo millennio impossibile da non visitare.
Questo sdoppiamento dovrebbe permettere alla capitale storica di tornare a presentarsi come una città vivibile, a dimensioni un po’ meno assurde, ancora capace di intrigare i visitatori con i suoi monumenti ed i suoi suq. Anche un’altra parte importante del Cairo sta per lasciare la città: dopo innumerevoli rinvii, nel 2020 dovrebbero finalmente aprire i battenti presso le piramidi di Giza del nuovo Grand Egyptian Museum, il museo archeologico più grande in assoluto al mondo, destinato ad ospitare 100 mila pezzi provenienti dagli scavi compiuti in ogni angolo del paese. Solo una piccola parte perverranno dal Museo egiziano cairota di piazza Tahrir, in particolare i 5 mila pezzi dell’intero corredo sepolcrale della tomba di Tutankhamon, il faraone più noto in assoluto, non per importanza ma per il suo corredo funerario rinvenuto integro; il resto dei tesori, spesso accatastato nelle cantine, continuerà ad essere esposto nel vecchio edificio della capitale. Dall’omonima piazza al Cairo è invece già stata trasferita a Giza la gigantesca statua di Ramses, alta ben 12 m, ma che nelle enormi dimensioni del museo appare come piccolissima.
Altra area destinata ad un prossimo sviluppo turistico quello di Alessandria, seconda città egiziana e principale porto sul Mediterraneo, pregevole mix di usanze e di culture, con importanti monumenti come la ricostruzione della famosa Biblioteca, all’epoca dell’inaugurazione la maggiore al mondo, oppure le catacombe di Kom-el-Suqafa, un misto di architettura egizia, greca e romana. Ma, lo sappiamo tutti, i grandi tesori archeologici di Alessandria giacciono ancora sconosciuti, sotterrati o sommersi, oltre la corniche lungomare, dove sorgevano i resti del Faro, una delle sette meraviglie dell’antichità, e forse pure la tomba di Alessandro Magno, da cui deriva il nome.
Wadi el-Natrun, le Valle dei Nitrati, una depressione di 60 km di lunghezza a profonda fino a -23 m sotto il livello del mare lungo la costa mediterranea a metà strada tra Alessandria e il Cairo, costituisce un luogo importante dal punto di vista religioso e pertanto meta di frequenti pellegrinaggi da parte della minoranza cristiano-copta (tra 10 e 20 % della popolazione egiziana). A partire dal 330 questo tratto di deserto fuori dal mondo richiamò un gran numero di anacoreti, eremiti e monaci, tra cui parecchi santi, tanto che vi sorsero non meno di un migliaio di monasteri e cenobi, in gran parte distrutti dall’invasione araba del 641. Il natron è un carbonato di sodio sotto forma di sale, presente nei grandi laghi africani in gran parte dissecati, e serviva nei processi di imbalsamazione, nella produzione del vetro ed in chimica. Wadi el-Natrun sarà potenziato come polo turistico-religioso.
Da una quarantina d’anni le spiagge mediterranee dell’Egitto, soprattutto ad ovest tra Alessandria e Marsa Matrouh, sono state in parte cementificate per creare località di vacanze balneari a prezzi contenuti. In quest’area di deserto sahariano che ha visto terribili combattimenti di mezzi corazzati durante l’ultima guerra mondiale (qui sorge la nota località di El Alamein, con relativo Museo della Guerra ed il sacrario militare italiano, entrambi molto visitati) è in programma la costruzione di una nuova città dedicata alla villeggiatura ed al business improntati al lusso ed alla modernità, sul modello di Dubai. Affacciati sul Mediterraneo stanno sorgendo una selva di grattacieli, destinati a diventare grandi alberghi, centri commerciali, banche e quant’altro.
Da appassionati sahariani ci spiace dover constatare come questo master plan sull’Egitto turistico di domani ignori completamente l’enorme superficie del Sahara egiziano – cioè oltre il 90 % della superficie del paese – presente in forma montuosa-rocciosa ad est del Nilo ed in forma di immense dune punteggiate da rigogliose oasi ad ovest, dove si celano importanti tesori archeologici, pitture rupestri preistoriche, e due gioielli naturalistici-geologici come la Valle delle Balene fossili, già sito patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ed il Deserto Bianco con le sue incredibili rocce gessose cariate ed erose in mille forme bizzarre.
Info; Ente del Turismo Egiziano: www.egypt.travel – info.it@egypt.travel – tel. 06 48 74 219 –
Testo Giulio Badini – Foto/Archivio Arnesano- Badini e Turismo Egiziano