Ebbene sì cari amanti del turismo ferroviario vintage, dal 1° agosto possiamo dire di nuovo aperta la stagione dei viaggi sui treni storici nel nostro Paese, quel turismo culturale di prossimità sostenuto dalla Fondazione Fs, che attraversando la Penisola punta a non far disperdere la nostra memoria storica. Infatti, in quella data si è ripartiti con il primo treno storico del nostro Paese, sulla tratta Sulmona – Castel di Sangro, linea non elettrificata soprannominata la “Transiberiana d’Italia”. A seguire si sono risvegliate molte altre linee ferrate della storia messe talvolta a riposo troppo precocemente. Dal nord al sud Italia, con locomotiva elettrica, diesel o a vapore, il calendario è pieno di viaggi d’altri tempi, fatti in piena sicurezza covid-19, con il previsto distanziamento dei posti e quant’altro.
Tra tanti, c’è il Treno del ‘Sacro Monte’, da Novara a Varallo Sesia; oppure il ‘Sebino Express’, da Milano Centrale a Paratico Sarnico; il ‘Treno Natura per la festa dell’uva e del vino’, da Siena a Chiusi; il ‘Treno delle tre Docg’, da Benevento per Altavilla, Lapio e Montemarano; l’Archeotreno Campania, da Napoli Centrale per Ercolano, Pompei, Paestum, Ascea, Salerno, Pontecagnano e Sapri; come in Sicilia il ‘Treno del Barocco’, da Siracusa a Modica, o quello ‘dei Templi’, da Palermo a Porto Empedocle e il ‘Treno della ceramica’, da Catania a Caltagirone. Ma una data su tutte, è stata per noi quella del 13 settembre 2020, quando il capostazione ha dato il via libera al ‘Pietrarsa Express’ sulla tratta Napoli Centrale-Pietrarsa/S. Giorgio a Cremano e ritorno. Si tratta di un treno storico degli anni 30 del 1900 entrato in servizio a ottobre 2015, in concomitanza alla riapertura del ‘Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa’ dopo i lavori lunghi di restauro.
Sono stati decine di migliaia i passeggeri trasportati negli anni scorsi dal ‘Pietrarsa Express’. Il convoglio ‘vintage’ è composto da due locomotive elettriche E626 alimentate a corrente continua a 3000 volt. Con le E 625, furono le prime di questo tipo a entrare in servizio sulla rete ferroviaria italiana tra il 1927 e il 1939, rimanendo in esercizio fino al 1999. La prima linea in Italia con questa elettrificazione fu la Benevento – Foggia.
Le carrozze invece sono del tipo ‘Centoporte’ e ‘Corbellini’, nomi che sicuramente ai più non dicono niente, ma per i vecchi viaggiatori, gli appassionati di modellismo ferroviario o per chi ha avuto da piccolo la fortuna di vedersi regalare un trenino elettrico, rimangono un ricordo indelebile nel tempo. Le prime furono costruite a partire dal 1928 e le seconde tra il 1948 e il 1963; ma ambedue rimasero in servizio fino agli anni 80. La prima partenza da Napoli centrale è stata alle ore 10,15 con arrivo alle 10,44; nel pomeriggio partenza alle 16,05 con arrivo alle 16,30. Per il ritorno ci sono due corse: alle 12,42 e arrivo a Napoli alle 13, oppure alle 19,12 con arrivo alle 19,35. Ma attenzione, gli appuntamenti mensili sono solo due e i posti, limitati dal “distanziamento sociale”, si esauriscono presto. Quindi si deve provvedere per tempo a prenotare il viaggio e il biglietto di andata e ritorno, per quel giorno dà diritto all’ingresso gratuito nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, un luogo degno di maggiore notorietà, del quale anche da parte di tanti partenopei veraci se ne ignora la storia.
Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa
Situato nel Golfo di Napoli, il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa è un luogo unico nel suo genere. Qui possiamo conoscere la storia dei nostri trasporti su ferro e vedere coi nostri occhi gran parte dei mezzi ferroviari che hanno unito e fatto sviluppare il Paese. A cominciare dalla ricostruzione di una vaporiera Bayard come la ‘Vesuvio’, che il mattino del 3 ottobre 1839 inaugurò l’era delle ferrovie italiane. Questa da Portici a Napoli, fu la prima linea delle ferrovie italiche. Nacque principalmente per collegare le regge reali napoletane con quella di Portici, residenza estiva della famiglia reale borbonica e oggi sede museale, della Scuola di Agraria e dell’Orto botanico di Napoli. A volerla fortemente fu il re Ferdinando II di Borbone, che affidò l’incarico all’ingegnere francese Armand Joseph Bayard de le Vingtrie. La mattina del 3 ottobre 1839, il convoglio composto da 8 vagoni, tra cui la carrozza reale, percorse quei 7,4 km del viaggio inaugurale, alla velocità – per quei tempi elevata – di 50 km/h. Dopo questa prima linea le allora Ferrovie borboniche, incrementarono rapidamente i chilometri di binari, e dal 1840 al 1844 raggiunsero anche Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Caserta, Nocera e Capua.
Le centrali elettriche per l’industria pesante napoletana
Il Museo e l’attigua fermata Fs si trovano a Portici, tra San Giorgio a Cremano ed Ercolano. In questa vasta zona e ben prima di quelle del nord Italia, nei primi anni del 1840 nacque la prima vera fabbrica metalmeccanica italiana: il ‘Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa’, industria siderurgica e officine all’avanguardia per quei tempi. Nato per la costruzione e la riparazione di materiale ferroviario, fu però ben presto utilizzato anche per necessità della Regia Marina e dell’Esercito. In quei capannoni, poi diventati ‘Officina Grandi Riparazioni Locomotive di Pietrarsa’ e dove nacque anche la scuola per la formazione di ufficiali macchinisti, tra il 1842 e il ‘44 furono assemblate 14 locomotive su progetto inglese, tra cui ‘Impavido’ e ‘Alìgero’. Sempre da qui, dove oggi sono ospitate le parti principali del Museo Nazionale Ferroviario, uscì anche la ‘Pietrarsa’, prima vaporiera tutta italiana. Ma il grande sviluppo industriale fu poi permesso anche dalla garanzia della fornitura di energia elettrica per le esigenze di produzione. Poco distante c’è infatti l’area di San Giovanni a Teduccio dove, prima dal 1925 con la centrale termoelettrica ‘Maurizio Capuano’ e poi dal 1953 con quella di Vigliena, fu possibile soddisfare il grande fabbisogno di elettricità durante le guerre e la ricostruzione post-bellica.
La centrale termoelettrica di Vigliena, realizzata sull’area della ‘Maurizio Capuano’, rimane un patrimonio di archeologia industriale del nostro Paese, come il Museo di Pietrarsa o la centrale elettrica Montemartini di Roma.
Info e prenotazioni: www.fondazionefs.it
Biglietto adulti €12; bambini €6
Testi/Maurizio Ceccaioni – Foto/Fondazione Fs/Maurizio Ceccaioni