Nato a Gorizia nel 1967, Giacomo Michelon si trasferisce a vent’anni nella frenetica Milano. Dalla primavera del 1988 inizia a collaborare con Silver, per il quale disegna 4.000 tavole autoconclusive di Lupo Alberto (storie complete in una pagina) e più di 250 storie lunghe (circa 3.000 tavole), oltre a disegni per il merchandising e a storie di Cattivik (il personaggio creato da Bonvi nel 1967, poi passato a Silver), cimentandosi spesso anche nella scrittura dei testi. Nel 1996 apre una piccola casa editrice indipendente, “Comica”, ed in seguito pubblica altre serie, collabora con Radio Monte Carlo e Radio 105, lavora in pubblicità con marchi quali Ferrero e Kellogs e tiene dei laboratori sul fumetto umoristico presso scuole e biblioteche. Considerando anche gli storyboard per i cartoni animati di Lupo Alberto messi in onda dalla RAI, stiamo parlando di un’attività pienissima d’impegni, davvero a tutto tondo. Un grande professionista, molto conosciuto e apprezzato, del quale ho acquistato una tavola originale di Lupo Alberto, che adoro da quando ero bambino. Come vivrà un fumettista, mi sono chiesto? Lo immaginavo in un grande studio pieno di carta e di matite, libri e fumetti di ogni genere, un pennarello in mano e lo sguardo perso nel mondo della fantasia.
Quando prendo contatto con Giacomo per la prima volta, lo trovo felice e impegnato come cuoco presso il Vinaino, ristorante italiano in Brasile, a San Paolo.
Dal fumetto alla cucina il passo non è breve: come ti è nata questa passione ?
Non è assolutamente così lungo, sai ? Dal tavolo di disegno alla cucina, non ci sono mai stati più di 5 metri di distanza, in tutte le case in cui ho abitato ! Battute a parte, ho sempre cucinato e amato farlo. Da piccolo aiutavo volentieri mamma e nonna, due ottime cuoche, nella preparazione dei pasti. Conducendo poi una vita da “casalingo”, come quella del fumettaro, e non amando i surgelati, o ti fai l’abbonamento alla pizzeria più vicina o impari a farti da mangiare. Da single, arrivato da poco a Milano, dividevo la casa in affitto con 3 ragazze e quello che cucinava ero io: primo perché ero quello che stava sempre in casa, secondo perché ero l’unico a cucinare decentemente. E’ così è stato poi anche con le compagne e le mogli. La mia passione per la cucina è nata quindi dalla tradizione famigliare, coltivata per amore del buon cibo e di poterlo condividere con gli amici, sia perché a saper cucinare si rimorchia, o quantomeno si fa bella figura con le ragazze (sappia telo !). E poi alla fine potrebbe anche diventare un lavoro.
Cosa sognavi da piccolo?
Sognavo di fare un qualunque lavoro in cui centrasse il disegno. Sono sempre stato un forte lettore di fumetti, ma non sono stato quel tipo di ragazzino che voleva a tutti i costi diventare un autore di comics. Adoravo disegnare e facevo di tutto, dalle caricature, alle automobili, ma non facevo fumetti, se non qualche mini storiellina con gli amici ed i compagni di classe come protagonisti. Raramente copiavo qualche Topolino o altro personaggio. Poi ho iniziato a lavorare in uno studio di grafica pubblicitaria, ed ai fumetti ci sono arrivato quasi per caso.
Cosa ti ha portato in Brasile?
L’amore. La mia seconda bellissima moglie è brasiliana.
Qual è il piatto che preferisci della cucina Brasiliana?
Senza dubbio la fejioada (fagiolata), che ho pure imparato a fare piuttosto bene.
Prendo spunto da una tua vecchia intervista, in cui ti veniva domandato come nasca un fumetto di Lupo Alberto.
“Tutto nasce da un agglomerato indefinito di appunti buttati giù sul primo foglio che capita. Da questi scarabocchi ha poi origine una rapida visualizzazione della tavola”. In effetti, l’idea ricorda la buona cucina, nata da una serie d’ingredienti che separati non significano molto, ma uniti con sapienza e passione possono dare origine ad un grande piatto. Non trovi ?
Eh, sì. Perchè anche nella cucina non sempre si seguono scrupolosamente le ricette, anzi quasi mai…o meglio, magari lo fai la prima volta, ma poi modifichi il piatto seguendo la tua sensibilità ed il tuo gusto. Molte volte devi improvvisare per la mancanza di qualche ingrediente, altre devi proprio inventarti una ricetta basandoti su quello che hai nel frigorifero. E sono proprio queste le occasioni in cui si vede se hai talento o meno. Come nei fumetti, da sgorbi indecifrabili nascono delle belle storie, anche in cucina da avanzi che altrimenti prenderebbero la strada della pattumiera possono nascere piatti buonissimi !
Lupo Alberto quest’anno compie 45 anni, 30 dei quali con il tuo contributo: come riesci a continuare a lavorarci sopra da 10.000 km di distanza ?
Internet rappresenta una grande opportunità. Leggo tutti i giorni la stampa italiana e poi email, Skype, social e Whatsapp mi tengono in contatto quanto basta, con redazione e colleghi. Insomma è come se fossi lì. Solo non faccio più “firma copie” o cose similari. Ma se passate per Sampa (San Paolo) con una copia del Lupo, ve la firmo, tranquilli!
Come è cambiata la cucina del Vinaino da quando ci sei tu?
Più che cambiata è proprio iniziata, nel senso che prima di me il ristorante era stato concepito come una paninoteca, con vendita di pane, salumi e vino, su ispirazione dei vinaini che si possono facilmente incontrare in Toscana, ed a Firenze in particolare, dove i proprietari (che sono brasiliani) hanno vissuto per un anno.
Che tipo di cucina fate e quale l’idea per distinguervi dalla concorrenza?
Faccio una cucina casalinga, sana e gustosa, piatti che non stufano e che puoi mangiare tutti i giorni. Perché è quello che so fare, e poi perché non amo per niente le esagerazioni da gran gourmet – nouvelle cousine – superchef …insomma. Detesto quei piatti grandi come vassoi con un cubino minuscolo di pietanza in un angolo, quattro erbette aromatiche e un zigozago di qualche crema che paghi quasi sempre uno sproposito. Io faccio esattamente il contrario. A contraddistinguerci, ed a fare quindi la differenza, è la scelta di non cedere a caratterizzazioni locali dei piatti, ma servendoli con il gusto tipico italiano: pasta al dente, insomma. E non solo. Siamo anche uno dei pochissimi locali con cuoco italiano per davvero (me), e non con bisnipoti di immigrati italiani che ormai hanno perso il gusto tipico italiano, e adattano le ricette al palato locale, oppure qualcuno che l’Italia l’ha vista solo su youtube. Sono io a scegliere gli ingredienti, ed a bilanciare prodotti importati con prodotti locali, al fine certamente di restare dentro il budget, ma soprattutto di garantire il sapore italiano al 100%.
La vostra clientela è sostanzialmente di origine italiana, oppure siete riusciti a far venire l’acquolina in bocca anche ai brasiliani ?
La grande maggioranza risulta ovviamente brasiliana. Alcuni sono di origine italiana, e molti di questi ritrovano nella mia cucina il gusto di quella dei nonni. Mi sono reso conto che in questo caso si tratta di persone di origine veneta, probabilmente il mio imprinting goriziano si sente. Del resto faccio bigoli spudai (come si chiamano a Gorizia gli strozzapreti), patate in tecia (patate in casseruola con burro e cipolla), minestra de bobici (a base di mais, una tipica ricetta istriana), per arrivare infine alle pesche nel vino!
Raccontaci una ricetta italiana che hai portato in Brasile
Se il piatto di maggior successo è la pasta al ragù (che qui chiamano bolognesa), quello di cui sono più orgoglioso risulta la carbonara, perché la so fare piuttosto bene e cimentarsi con essa senza le meravigliose materie prime italiane appare veramente difficile: pecorino romano e guanciale qui costano infatti un occhio della testa. Per riuscire così a stare dentro a costi di produzione in grado di vendere il piatto ad un prezzo accettabile, non essendo un ristorante di lusso, bisogna scendere ad un compromesso. La mia soluzione è una ponderata miscela di pecorino romano con lo pseudo grana qui reperibile, cosa non facile vista la normale scarsa qualità del formaggio tipo parmesao, il quale tende a fare delle odiose palline al posto di una bella cremina. Il guanciale, ahimè, viene sostituito da un buon bacon (quello non è difficile trovarlo), le uova fresche ci sono anche qui e poi è tutto gomito del fumetto… manico del cuoco !
Quando, scherzando, ho chiesto a Giacomo “Ma in cucina sei bravo come sul tavolo da disegno?”, mi ha risposto “Eh, sì. Forse addirittura meglio.” Non so a voi, ma a me ha fatto venire fame.
Se voleste provare la sua cucina, questo è l’indirizzo: Il Vinaino, rua Cardeal Arcoverde 1748 – Loja 1 – Pinheiros Sao Paulo Brazil. info@ilvinaino.com.br
Testo/Paolo Ponga – Foto/Paolo Ponga- Le tavole di Lupo Alberto copyright (c) Silver/Mck