Da buoni italiani siamo spesso indotti a cercare luoghi “diversamente esotici” fuori dai nostri confini nazionali credendo – o forse per meglio dire sperando – di poter sfruttare al meglio i nostri giorni di ferie o solo un fine settimana. Posti che forse si pensa non esistano in Italia, che invece ne è ricca e basta solo saperli trovare. Tra le regioni che potrebbero soddisfare molti dei nostri desiderata c’è l’Umbria, ricca di storia, cultura, tradizioni, sport a contatto con la natura più viva, paesaggi incantevoli, accoglienti borghi e città medievali anche meta di pellegrinaggi religiosi, buon cibo e ospitalità.
Una regione del centro Italia non è bagnata da nessun mare, ma l’acqua qui non manca grazie a laghi, ruscelli, torrenti e fiumi di cui è ricca, tra cui Tevere, Velino e Nera. Acqua che ha favorito da sempre lo sviluppo di ogni tipo di vegetazione e, pur con le sue piccole dimensioni, l’Umbria è la seconda regione italiana più alberata dopo l’Emilia-Romagna, tanto che le è stato attribuito l’appellativo di “cuore verde d’Italia”. Nel sud della regione c’è Terni chiamata anche la Città delle acque per i numerosi corsi che l’attraversano sopra e sotto. Specie tra il XVIII e il XIX secolo fu meta del “Grand Tour”, che portò a conoscere il nostro Paese artisti e letterati europei, tra cui George Byron, a cui è dedicato il piazzale antistante la Cascata delle Marmore, e Johann Wolfgang von Goethe, letterato tedesco che tra il 1813 e il 1817 scrisse “Viaggio in Italia” (Italienische Reise), opera in cui descrive le bellezze del nostro Paese, ripercorrendo le tappe del suo Grand Tour.
Il santo patrono di Terni è San Valentino che secondo le fonti storiche fu martirizzato sulla Via Flaminia presso Roma e le spoglie deposte in un podere al primo miglio della stessa via. Per la tradizione ternana Valentino fu invece seppellito in un’area cimiteriale appena fuori Terni, dove poi nel IV secolo fu eretta la Basilica dedicata al Santo. Quella del 14 febbraio è una ricorrenza che nell’anno giubilare si ammanta ancor più di significato, anche grazie ai pellegrini in transito per Roma. La festa, che sarà celebrata non solo in città con tante manifestazioni, è anche la festa di milioni d’innamorati in tutto il mondo.
Per gli eventi in città si ricorda il San Valentino Jazz Festival dal 6 al 16 febbraio, dove, come da Programma, si terranno sedici concerti con artisti di primo piano in nove locali di cittadini. C’è anche l’immancabile appuntamento della Fiera di San Valentino il 14 febbraio lungo Viale Trento fino all’omonima Basilica barocca. Si tiene da oltre cinquecento anni e vi si festeggia l’amore tra bancarelle colorate, modernariato e vintage, gastronomia locale e artigianato tradizionale. Ma San Valentino non è associata solo alle rose che si regalano alle fidanzate, ma anche alla cioccolata, a cominciare dai “Baci” di una nota marca della regione, che per l’occasione realizza ogni anno una linea di prodotti dedicati.
Una delle manifestazioni a tema è “Cioccolentino”, dal 13 al 16 febbraio nel Centro Storico di Terni con ingresso gratuito, giunta alla XXI edizione. Lo slogan 2025 sarà “Battito d’amore” e tra le altre cose in calendario degustazioni, cooking show e laboratori. Ma anche il Bazar del cioccolato con la presenza di oltre 40 dei migliori artigiani. Un Battito d’amore sarà anche l’occasione per farsi uno screening cardiologico gratuito in Piazza della Repubblica, dove il 14 febbraio sarà presente l’unità mobile di Ampas Umbria, associazione di medici impegnati nel diffondere i princìpi della “Medicina di Segnale” in ambito di alimentazione e salute.
Piediluco, un luogo magico a due passi dalla cascata delle Marmore
Per chi voglia cogliere l’occasione di passare il fine settimana 14-16 febbraio visitando il territorio Ternano, quest’anno la Festa di San Valentino si coniuga bene sul calendario. Tra i tanti luoghi iconici di questa regione, uno in particolare che consiglio sempre ad amici e parenti per soggiornare o solo visitare è Piediluco, una frazione del comune di Terni di circa mille abitanti al confine tra Umbria e Lazio. Si tratta di piccolo borgo d’origine medievale a 375 m s.l.m. affiliato all’associazione dei “Borghi più belli d’Italia”, quella fondata dall’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per valorizzare luoghi di grande valore storico, artistico e culturale, spesso fuori delle tradizionali rotte turistiche. Si trova ai piedi del Monte Luco, sulla cui cima si intravedono ancora i ruderi del castello di Piediluco o, per meglio dire, della Rocca di Albornoz. Si tratta di un primo edificio nobiliare medievale fatto costruire dai Brancaleoni, allora feudatari del posto, poi rimaneggiato tra il 1364 e il 1368 dal nobile castigliano Blasco Fernadez di Belvisio, il nuovo signorotto, con l’aggiunta di mura perimetrali e una torre quadrangolare. Blasco era cugino del cardinale Egidio Albornoz, personaggio molto influente sotto Clemente VI, che gli diede incarico di proteggere o riconquistare dei territori alla Chiesa. Il cardinale Albornoz organizzò così un sistema di fortificazioni spesso a lui intitolate, tra cui quelle di Narni, Orvieto, Spoleto e Assisi. Tra le altre cose per cui è ricordato l’Albornoz c’è il Reale Collegio Maggiore di San Clemente degli Spagnoli e Reale Collegio di Spagna a Bologna.
Per chi ama l’escursionismo e vuole godere da un fantastico punto d’osservazione della vista del lago, del vicino e caratteristico paese di Labro con il suo castello Nobili Vitelleschi (XVI sec.) fino al Monte Terminillo, si possono agevolmente superare i 169 metri di dislivello dal borgo alla rocca, seguendo un facile percorso a piedi di 4,5 km, che dalla “panoramica” sale fino ai ruderi medievali.
A Spasso per Piediluco
Piediluco è un tipico borgo lacustre con le strette viuzze, i vicoli con sottopassi, archi e gradini che s’incuneano tra le case colorate coi balconi fioriti. La via principale è Corso Quattro Novembre, in gran parte lastricata in pietra bianca, lo attraversa costeggiando il lago. Qui si trovano le botteghe di vicinato dove acquistare anche oggetti artigianali, la farmacia e il presidio medico. Lungo il Corso s’incontra la grande scalinata in pietra del Santuario di San Francesco (XIV sec.), una delle tappe intermedie di quella “Via Francigena di San Francesco”, che da Vienna porta fino alla Capitale, toccando i luoghi legati al Santo di Assisi e Patrono d’Italia. Risulta curioso notare come il primo gradino sia più alto degli altri ma, come spiegato, ciò era dovuto al fatto che i signori arrivavano in carrozza per assistere alla messa e quello era il livello del piano del mezzo da cui scendevano direttamente.
San Francesco si fermò varie volte a Piediluco tra il 1208 e il 1225 e anche oggi questa è una tappa d’obbligo per i pellegrini, prima di riprendere il cammino verso il Santuario Francescano di Greccio (o del Presepe). Per l’ospitalità ci sono la “Casa del Pellegrino”, adiacente al Santuario e la villetta Oasi, sulla strada Panoramica, con tre appartamenti. Sono strutture di accoglienza economica semplici per ospitare pellegrini, gruppi, famiglie e singole persone. Per chi fosse invece interessato a diversificare il viaggio unendo l’utile al dilettevole, la Regione Umbria mette a disposizione dei visitatori dei pacchetti turistici.
La Chiesa (poi Santuario) di San Francesco fu costruita su incarico di Oddone Brancaleoni, conte di Luco e allora feudatario del posto. I lavori durarono dal 1298 al 1338 con l’aperta ai fedeli. Si tratta di una chiesa in stile gotico a unica navata con sei arconi. La facciata in pietra romanico-gotica è arricchita da bassorilievi raffiguranti scene quotidiane legate al lago e alle attività ad esso correlate.
Entrando nella chiesa si rimane incantati dagli arredi sacri, gli importanti affreschi del XVI secolo raffiguranti il “Poverello di Assisi”, la Madonna con Bambino, scene della Crocifissione, un crocifisso ligneo del Quattrocento e altri santi, tra cui San Giuseppe e Sant’Antonio da Padova. Dal 1999, su concessione del Sacro Convento di Assisi, qui sono conservate anche delle reliquie di San Francesco. Accanto c’è la “Casa del giovane” nata nel 1954 da un’idea dell’allora parroco di Santa Maria del Colle in Piediluco, don Mario Baciarelli. Partendo dalla sua canonica, poi ingrandita acquistando un rudere adiacente, il parroco creò un centro di accoglienza per dare cibo e conforto a bambini orfani o non seguiti dai genitori. Il luogo di accoglienza si è poi ampliato fino a realizzare per quei ragazzi ormai cresciuti, laboratori per l’avviamento al lavoro e tanto altro ancora, come la cooperativa Santo Stefano.
Con la chiusura dei manicomi, don Baciarelli accolse anche pazienti con disturbi psichici sviluppando progetti di recupero con l’Usl di Terni. Dopo la ristrutturazione nel 2000, la Casa del giovane è gestita dalla cooperativa sociale Tabor, che si occupa di progetti per reintegrare nella società queste persone fragili.
Un percorso legato alla spiritualità è il Cammino di San Valentino, dieci tappe, per conoscere località spesso dimenticate, tra natura, monumenti archeologici, borghi medievali, castelli e chiese del territorio Ternano, con partenza e ritorno presso la basilica di San Valentino a Terni. Per scoprire invece i luoghi più suggestivi e naturali attorno al lago di Piediluco, si può andare a piedi (walking) o, facendo meno fatica, noleggiando una bicicletta e-bike, percorrendo gli itinerari proposti da Piediluco Bike Park.
Tra gli edifici storici vale ricordare Villalago (fine XIX sec.), una villa su tre piani in stile neoclassico, realizzata su una collina con vista panoramica sul lago di Piediluco. È immersa in un grande parco secolare con la presenza di orchidee spontanee. Nata come casa per la villeggiatura della famiglia Frassinetti che ne è stata proprietaria fino al 1964, è stata poi acquistata dalla Provincia di Terni. Nel parco ci sono aree attrezzate per il pic-nic con tavoli e barbecue in muratura, strutture per il tempo libero e un teatro all’aperto che nel periodo estivo viene utilizzato per spettacoli e manifestazioni culturali, oltre ad ospitare anche concerti come nelle passate edizioni di “Umbria Jazz”.
Dopo un lungo restauro l’edificio è diventato in gran parte sede dell’Istituto per la Cultura e la Storia di Impresa “Franco Momigliano” (Icsim). Nel piano terra è allestito un percorso espositivo di tipo museale degli arredi presenti, databili tra il 1880 e il 1940. Il comprensorio rientra nell’elenco de “I Luoghi del Cuore” del Fondo Ambiente Italiano (Fai).
Il lago di Piediluco
Piediluco si specchia sull’omonimo lago naturale di appena 3,3 milioni di mc a due passi dalla Cascata delle Marmore. Simile a un lago alpino, ha una forma irregolare con diverse ramificazioni ed è alimentato principalmente dal fiume Velino e dal canale Medio Nera. Dopo il Lago Trasimeno è il maggiore bacino lacustre dell’Umbria. È una Zona Speciale di Conservazione, cioè un luogo dove va tutelato l’ambiente, la flora e la fauna selvatica, ma è anche un bacino idroelettrico con profondità massima di circa 20 metri. Numerose specie di uccelli nidificano tra i suoi canneti acquatici, che, nella parte sommersa sono rifugio per i pesci e luoghi di riproduzione. Un problema tenuto sotto controllo per prevenire il rischio di eutrofizzazione delle acque è quello degli sbalzi quotidiani del livello e l’eccessivo afflusso di sostanze nutritive, ma i veri guardiani del lago sono i pescatori di professione della Cooperativa 1° Maggio, che da molte generazioni sono autorizzati alla cattura praticando la pesca tradizionale.
Le specie ittiche tipiche della zona sono luccio, carpa e tinca, trota e alborella, persico trota e rutilo (o gardon), anguilla, coregone e acerina. Ma principalmente del persico reale, il pesce simbolo del paese che qui chiamano in dialetto sarmerinù (salmerino), che cotto alla brace nei ristoranti del luogo è chiamato “carbonaretto”.
C’è anche la possibilità di fare della pesca sportiva “con rilascio”, ma per questa si deve fare riferimento alle Direttive della Regione Umbria.
Nel lago di Piediluco ci sono cinque aree idonee alla balneazione: Ara Marina, Comunanza, Eco, Piediluco Centro urbano, Sirenetta (vedi mappa interattiva Arpa Umbria) e dal 1° maggio al 30 settembre (stagione balneare), le acque sono monitorate per prevenire problemi alla salute. Dai report di Arpa Umbria la qualità è definita “Eccellente” però, per ragioni di sicurezza, il Comune di Terni ha posto in alcuni punti non controllati dei cartelli con la scritta “Balneazione sconsigliata”. Presso la spiaggia di Miralago, verso la fine del paese, si può ancora ammirare il “Presepe sull’acqua in cartapesta” (oggi in polistirolo), realizzato dall’artista Marcello Di Patrizi. Sempre lì, per chi volesse fare il giro turistico del lago in battello con guida a bordo, in determinati periodi dell’anno sono disponibili diversi natanti attrezzati che in 45 minuti/1 ora di navigazione, vi porteranno nei posti più caratteristici del lago. Qui per consultare i calendari delle disponibilità.
Il Lungolago e il Museo diffuso dei Plenaristi
Il bel lungolago ai piedi del borgo si è arricchito di opere d’arte che fanno parte del circuito museale del progetto I Plenaristi nella Valle del Nera, un museo diffuso creato per rievocare le opere dei Plenaristi, pittori europei che tra il XVIII e XIX secolo hanno lasciato ai posteri le immagini di questi luoghi incantati con le loro riproduzioni artistiche.
Storia e leggende su Piediluco
Le origini di questi luoghi sono antichissime, come testimoniano gli insediamenti palafitticoli e resti di utensili vari riferibili alla tarda età del Bronzo, rinvenuti nel 2017 dai ricercatori dell’Università di Roma La Sapienza nei pressi del Lago vicino a Colli sul Velino.
Si perde nella storia anche il nome di questo borgo, perché l’area su cui sorge rimanda al lucus, quel bosco sacro che per i romani era dimora di divinità. Così Piediluco dovrebbe significare “ai piedi del bosco sacro”. Ma ci sono ben altre storie da raccontare, come quella sugli esperimenti fatti nel 1624 da Galileo Galilei nel lago, che portarono alla definizione della “Relatività Galileiana”, punto di partenza di quella “Teoria della relatività” enunciata secoli dopo da Albert Einstein. Storie di scienza e storie di sangue, come quella sulla morte di Blasco Fernadez di Belvisio, già rettore del ducato di Spoleto, signorotto locale messo lì dalla Chiesa e padrone della “Rocca” di Piediluco. Era un periodo di turbolenza politica su cui pesava la lotta tra i Guelfi, fedeli al papato e i Ghibellini, sostenitori del Sacro Romano Impero. Nel 1368 Blasco e il figlio Garcia furono uccisi da alcuni paesani istigati da esuli ghibellini di Spoleto, che l’accusarono di essere “grande spogliatore dei popoli dell’Umbria”. Parole incise anche sul suo sepolcro posto accanto a quello del figlio, nella cappella di Sant’Antonio Abate della Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi. La vendetta arrivò per ordine di papa Urbano V, che inviò lì le truppe pontificie e i responsabili furono catturati, torturati e giustiziati; ma non prima di aver allontanato gli abitanti e messo a ferro e fuoco il paese. Qualcuno racconta anche che i fantasmi dei due nobili vaghino ancora per il borgo, ma questa è un’altra storia.
Il Monte dell’Eco
Una storia di tutt’altro tipo riguarda il monte che si trova sulla sponda opposta del lago e rispecchia in qualche modo Monte Luco, con quella forma di triangolo isoscele rivestito da una folta vegetazione. Ufficialmente si chiama Monte Caperno, ma viene comunemente detto Monte dell’Eco perché, quando c’è silenzio, pronunciando delle parole si risentono distintamente. Sulla cima si trova la statua della Madonna dell’Eco, protettrice del lago e del borgo dal 1911, come ricorda la targa sul basamento. Un’opera in metallo alta oltre due metri laccata di bianco candido, prodotta con la fusione di armi recuperate dalla vergognosa Guerra d’Abissinia (poi Etiopia) nel 1895-96, e visibile anche di notte grazie all’illuminazione.
Tra le tante iniziative per la Festa della Madonna dell’Eco (12-15 agosto) c’è la processione a piedi lungo il sentiero di montagna fino alla cima del monte, seguendo un itinerario molto frequentato dagli escursionisti e amanti del trekking. D’obbligo la “Sagra del sarmerinù” e, alle ventuno deI 15 agosto, la processione sul lago di barche e battelli inghirlandati, con a bordo la riproduzione della statua della Madonna custodita nella chiesa di San Francesco.
La Festa delle acque
L’acqua è un elemento vitale per la storia e l’identità del borgo e la Festa delle Acque ne è l’esempio. Una festa che si rifà al rito pagano del solstizio d’estate, cioè l’inizio dell’estate astronomica e giorno più lungo dell’anno, che nel 2025 cadrà il 21 giugno alle 4,41. Di converso quella sarà anche la notte più breve e sul lago di Piediluco prenderà il via la sfilata di barche allegoriche illuminate, guidata dalle barche dell’Associazione “Amici della Vela”. Infine, alle 23,30 i fuochi d’artificio. Una ricorrenza testimoniata anche dagli illustri viaggiatori del Grand Tour, ma certo da allora molto è cambiato e dai balli paesani si è passati ai concerti di musica dal vivo, deejay set e karaoke, giochi sull’acqua, eventi artistici, di sport e cultura.
Accoglienza e ristorazione a Piediluco
La Festa delle acque potrebbe essere un’occasione in più per conoscere Piediluco e il suo territorio, ma principalmente per approfittare dell’ottima cucina tipica locale, a cominciare dalle ciriole un primo classico della tradizione umbra. Sono un tipo di pasta fresca fatta in casa usando solo farina, acqua e un po’ di sale. La forma richiama quella dell’anguilla, che come a Roma, è detta appunto “ciriola”. Si condiscono con un semplice sugo di pomodoro preparato con un soffritto di aglio, peperoncino e prezzemolo (o mentuccia). Ma anche con funghi e scorzone (tartufo nero), prelibatezze di cui è ricca la regione. Tra i primi piatti molto richieste anche le pappardelle al cinghiale, ma nei ristoranti e trattorie di Piediluco non c’è che da sbizzarrirsi nella scelta delle portate, ma di certo non possono mancare i “carbonaretti” alla brace, come il coregone, o l’agnello a scottadito, per finire con il pampepato, un dolce caratteristico delle feste natalizie, ma sempre pronto all’uso.
Qui di seguito un elenco di strutture ricettive e per la ristorazione a Piediluco: Hotel del Lago e Ristorante la Ginestrella, Albergo Ristorante Eco, Hotel Ristorante Miralago, Residence Cardinale Albornoz, B&B IL Sogno sul Lago, Camping lago di Piediluco, Trattoria Lilli, Ristorante l’Amaca all’Eco, Trattoria Peppe Scappa, Ristorante Ara Marina, Trattoria Pizzeria da Giosefatta, Ristorante Le terrazze di Piediluco, Trattoria Teresa, Pizzeria La Magia del Lago, Ristorante Vecchia Osteria, Trattoria La Ciriola.
La varie attività sul lago di Piediluco
Il legame stretto con Piediluco e il lago è consolidato anche dalle attività turistiche e sportive legate all’acqua come la vela, il canottaggio o lo sci acquatico. Il Centro Nautico di Piediluco, sede del locale Circolo canottieri e del Centro Nazionale Remiero della Federazione Italiana Canottaggio (Fic), è una vetrina internazionale che richiama atleti e famiglie da tutto il mondo. Sull’acqua del lago di Piediluco si sono cimentati i nomi più importanti del canottaggio mondiale e tra qualche mese dovrebbero riprendere le gare nazionali e internazionali. Ma il dubbio rimane, perché attualmente ci sono i lavori per la ricostruzione dell’intera area, con il trasferimento temporaneo delle attività. Però sono in molti a sperare che tutto sia pronto per gli appuntamenti del 2025 organizzati dal Circolo Canottieri di Piediluco e dalla Fic, come il Meeting Interregionale (5-6 aprile), la Regata Internazionale Memorial “Paolo d’Aloja” (12-13 aprile) o il Meeting Nazionale (11-12 maggio).
Da non molto è nata anche l’associazione “Amici della vela di Piediluco” che finora ha ormeggiato le barche sul lago al centro del paese, ma ha trovato il terreno per la una nuova sede in un’area tra il lago e il fiume Velino prima della confluenza con il canale Drizzagno.
Altri sport sull’acqua fluente del Nera
Lungo il Fiume Nera presso la località di Arrone c’è il Gruppo Canoe Terni, un’associazione sportiva dilettantistica che tra le altre cose promuove la pratica sportiva del Kayak fluviale, la Canoa canadese e il Rafting. Poco più avanti, a valle della centrale di Galleto-M.te S. Angelo, c’è il campo di gara internazionale Paolo Ceccarelli, dedicato in particolare alle gare di Canoa-Kayak; ma si pratica anche il Rafting, l’Hydro Speed, Torrentismo, Canyoning, River Tubing e corsi di salvataggio fluviale. Il Centro Rafting Marmore è il più grande dell’Umbria e si trova lì, poco dopo il ponte che porta al paese di Papigno e, con il loro staff di tecnici certificati dalla Federazione Italiana Rafting, da decenni accompagna i visitatori verso nuove e impagabili esperienze.
Cascata delle Marmore, facciamo due passi nella storia
La Cascata delle Marmore è di tipo artificiale, ma con i suoi 165 m di salto è la più alta d’Europa. Parliamo di una delle principali bellezze del Paese, sia a livello paesaggistico, che artistico e culturale, rappresentata nei versi e nelle pitture degli illustri viaggiatori del Grand Tour. La sua storia nasce da quel “Lago Velino” (Lacus Velinus) formatosi con le acque dell’omonimo fiume, che un tempo occupava tutta la Piana o Conca Reatina. Una palude di epoca preistorica più che un lago, culla di epidemie come la malaria e che con le sue piene, esondava oltre lo sbarramento di roccia calcarea chiamato il “Ciglione di Marmore”, allagando la Conca ternana, più bassa di oltre 200 metri. Ma nel 271 a.C. il console romano Manio Curio Dentato fece realizzare un primo canale detto “Cavo Curiano”, estraendo il travertino formatosi con l’accumulo ultramillenario di carbonato di calcio, che poi mandava a Roma per i suoi monumenti. In tal modo le acque del lago Velino defluirono nel fiume Nera creando appunto la cascata. Nel tempo il canale ha cambiato aspetto fino a diventare il canale Drizzagno, che collega il lago di Piediluco a Marmore, alimentando sia le centrali idroelettriche di Galleto-Monte S. Angelo che la Cascata con i 15 mc d’acqua previsti durante le aperture. Qui per il calendario delle aperture 2025 e le informazioni per la visita alla cascata.
L’acqua e l’industria nel Ternano
È doveroso ricordare che lo sviluppo della provincia di Terni, prima che per il turismo si deve proprio alla sua originale vocazione industriale. L’acqua è stata fin dai tempi remoti la forza motrice usata per far muovere mulini e macchinari e, specie in questa regione, quello con l’acqua è stato un rapporto consolidato specialmente durante gli anni del primo conflitto mondiale. In particolare la zona del Ternano si è trovata ad essere una fondamentale risorsa per il Paese e l’industria bellica fino agli anni 60 del 900, grazie alle sue centrali idroelettriche. L’area più produttiva è stata quella della Valnerina, una stretta e tortuosa zona montuosa attraversata dal corso del fiume Nera, dove sono tutt’oggi in attività impianti idroelettrici storici come le centrali di Galleto e Monte Argento, e le Acciaierie di Terni (Ast), ormai da tempo in crisi gestionale e occupazionale.
Per maggiori riferimenti storici: L’acqua motore dell’industria (Sergio Dotto, 2011).
Testo e foto/Maurizio Ceccaioni – Foto di apertura: Vista di Piediluco dall’Hotel del Lago