Chiunque bazzichi per lavoro nel turismo, sa quale e quanto valore aggiunto comporti per una località, una città, un singolo monumento o un’area geografica o naturalista far parte della Lista del patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco, organismo delle Nazioni Unite, sorto nel 1945 con sede centrale a Parigi ed a cui aderiscono 186 nazioni (praticamente tutte), preposto allo sviluppo dell’educazione, della scienza e della cultura a livello mondiale, la cui attività più nota anche al pubblico risulta costituita dalla gestione della Lista comprendente i luoghi riconosciuti come patrimonio di importanza mondiale. Un riconoscimento e un marchio di qualità al di sopra di ogni dubbio, capace di attirare nel tempo ingenti masse di visitatori, con una notevole ricaduta economica ed occupazionale per le popolazioni locali. L’Italia, grazie alla sua notevole biodiversità, alla geografia e ad una storia millenaria capace di produrre in ogni epoca ingenti capolavori artistici e culturali, guida da sempre la Lista Unesco con il maggior numero di siti – al momento 53 – tallonata però dalla Cina con 52 ed un potenziale geografico e storico senza paragoni, per cui risulta logico prevedere a breve un sorpasso. In base alle sue dimensioni, l’Italia rimarrà comunque sempre al primo posto per densità.
In occasione dell’ultima sessione annuale, svoltasi nei giorni scorsi a Cracovia in Polonia, la Commissione ha provveduto ad accogliere nella lista 23 nuovi siti, di cui due appartenenti in tutto o in parte all’Italia. Ad oggi i beni tutelati dall’Unesco salgono a 1.072 in 167 nazioni, ripartiti in 831 siti culturali, 206 naturali, 35 misti, 37 transfrontalieri (appartenenti cioè a due o più nazioni), 55 in pericolo e quindi a rischio decadenza. A livello di nazioni, dopo Italia e Cina troviamo la Spagna con 46 siti, Francia 42, Germania 41, e poi India con 36, Messico 34, Russia 27, Usa 23, Giappone e Brasile 20, Grecia 18. Prima di questa sessione, le ultime due new entry per l’Italia erano state la Palermo arabo-normanna con le cattedrali di Cefalù e Monreale nel 2015 e il Paesaggio viticolo del Piemonte con Langhe, Roero e Monferrato nel 2014. Le candidate per il prossimo anno saranno invece la piemontese Ivrea, come esempio di città industriale del XX sec., e le colline viticole del Prosecco in Veneto. Dal 2019 invece le regole cambieranno: ogni paese potrà presentare una sola candidatura all’anno, e per ogni anno in tutto il mondo non potranno essere accettati più di 35 nuovi siti.
I due nuovi siti italiani (in realtà entrambi pluri-transfrontalieri) sono le Opere di difesa realizzate a terra e in mare dalla Repubblica Serenissima di Venezia tra XVI e XVII sec. cioè dopo la scoperta della polvere da sparo, ubicate per l’esattezza a Bergamo, Peschiera del Garda (VR) e Palmanova (UD) in Italia, nonché a Zara e Sebenico in Croazia ed a Cattaro in Montenegro. L’altro sito è costituito da un insieme di una decina di aree di Faggete vetuste e primordiali, presenti lungo l’Appennino tra Toscana e Calabria, molte già inserite entro parchi naturali come nel caso delle Foreste Casentinesi, nel Parco nazionale d’ Abruzzo, Lazio e Molise, nella Foresta Umbra in Puglia e nel Parco nazionale del Pollino tra Basilicata e Calabria. Si tratta di piante di faggi secolari d’alto fusto, originari dei Carpazi e presenti in diverse piccole aree europee in ben 12 nazioni diverse, dalla Germania alla Croazia, dalla Bulgaria all’Ucraina, dall’Italia alla Spagna.
Per completezza d’informazione, pubblichiamo l’elenco completo dei nuovi siti approvati durante la 41 sessione del luglio 2017 dell’Unesco, con sintetica descrizione per ogni località:
Città murata di Ahmedabad, Gujarat, India. Cittadella fondata nel XV sec. con numerosi e importanti templi induisti e giainisti, per sei secoli capitale del Gujarat. Primo sito Unesco nello stato del Gujarat.
Mbanza Kongo, Angola. Primo sito Unesco in Angola. Antica capitale politica e spirituale del regno del Congo, stato dell’Africa meridionale tra XIV e XIX sec., presenta strutture storiche come residenza reale, residenza della corte, necropoli, ecc. nonché edifici in pietra costruiti dai colonialisti portoghesi.
Afrodisia, Turchia. Consistente insediamento archeologico della Caria (Asia Minore) a 600 m di quota sul fiume Meandro, con almeno 4 millenni di continuità dal tardo neolitico ad importante città greca, ellenistica e poi romana, sede di un noto santuario dedicato alla Dea Madre e poi alla dea greca della bellezza. Presenta parecchi monumenti, tra cui il santuario, uno stadio per 30 mila persone e un teatro da 5 mila posti del I sec. a.C.
Qinghai Hok Xil, Tibet, Cina. L’estremo nord dell’altipiano tibetano, il più esteso e il più alto al mondo, ospita una steppa ad oltre 4.500 m di altitudine e a temperature medie sotto lo zero, dove un terzo delle specie vegetali ed animali risulta endemico ed in pericolo di estinzione, compresa l’antilope tibetana.
Pontile Valongo, Rio de Janeiro, Brasile. Antico porto di pietra nel cuore della città di Rio, costruito nel 1811 per fare sbarcare più comodamente gli schiavi neri provenienti dall’Africa e destinati a lavorare nelle piantagioni brasiliane. Si calcola vi siano transitate 900 mila persone.
Sambor Prei Kuk, Cambogia. Sito archeologico identificato dagli studiosi come Ishanapura, antica capitale del regno di Chenla, fiorita alla fine del VI sec. Occupa una superficie di 25 kmq cinta da mura ed i suoi monumenti e templi, risalenti ad una cultura precedente a quella di Angkor, formano rari esempli di strutture architettoniche religiose peculiari, con base ottagonale.
Miniera di Tarnowskie Gory, Polonia. Nella parte superiore della Slesia (Polonia meridionale) si trova una delle principali miniere di piombo e zinco dell’Europa centrale, un sistema molto articolato di gallerie, pozzi e cunicoli, dotato di un interessante sistema per il pompaggio dell’acqua risalente al 1800.
Parco nazionale Los Alerces, Patagonia, Argentina. Tratto delle Ande nel Nord della Patagonia settentrionale, al confine tra Argentina e Cile, modellato dalle glaciazioni con ingenti morene, ghiacciai e laghi di montagna, ricoperto da ampie foreste temperate con molte specie animali e vegetali autoctone e a rischio estinzione.
Lake District, Regno Unito. Distretto dei laghi inglesi, regione montuosa nel Nord-Ovest della Gran Bretagna, presenta valli modellate dai ghiacciai e divisi dall’uomo mediante muretti a secco per separare i coltivi dai pascoli. Paesaggio armonico, con dosato equilibrio tra natura e azione umana.
Steppa della Dauria, Mongolia e Russia. Definito dagli studiosi come straordinario esempio di biodiversità della steppa, con ecosistemi soggetti a forti variazioni climatiche, che ospita specie autoctone a rischio di estinzione come gazzella della Mongolia, la grande otarda e la gru dal collo bianco.
Kujatra, Groenlandia. Area subartica nel Sud della Groenlandia, presenta tracce dei primi insediamenti dei Norse, cacciatori-raccoglitori qui giunti dall’Islanda nel X sec., nonché quelle della comunità di contadini Inuit sviluppatasi alla fine del XVIII sec. Norse e Inuit diedero vita al primo esempio di agricoltura artica.
Yazd, Iran. Città nel cuore dell’altopiano desertico centrale iraniano, caravanserraglio lungo la Via della Seta e patria dello Zoroastrismo. Straordinario esempio di adattamento e di sopravvivenza tra le limitate risorse del deserto, come l’ingegnoso sistema idrico dei qanat, condotte che estraggono l’acqua dal sottosuolo portandola pura e fresca dove serve. Presenta magnifiche ed intatte architetture medievali, sopravvissute alla colonizzazione.
Gulangyu, Cina. Piccola isola sull’estuario del fiume Jiullong, di fronte alla città di Xiamen. Dal 1843 il suo porto devenne un avamposto per scambi commerciali e culturali tra la Cina e l’Occidente. Presenta architetture con un mix di stili dove si distinguono quello Fujian, quello coloniale e soprattutto lo stile Deco Amoy, unione tra stile modernista inizio Novecento e Art Deco.
Okinoshima, Giappone. Isola giapponese disabitata, preclusa alle donne e dove gli uomini per accedervi debbono spogliarsi e purificarsi e non possono raccontare poi ciò che hanno visto o fatto, straordinario esempio di città sacra e di luogo di devozione shintoista consacrata alla dea degli abissi marini. Offre siti architettonici intatti e ben preservati, capaci di mostrare come sono cambiati i rituali tra Quarto e Nono secolo.
Komani, Sudafrica. Paesaggio semidesertico nell’estremo Nord del paese, al confine con Botswana e Namibia, dove si estende il Parco nazionale Kalahari Gemsbok. Zona abitata fin dall’epoca preistorica, con l’uomo capace di adattarsi a condizioni climatiche ed ambientali desertiche proibitive, riuscendo a sviluppare particolari conoscenze botaniche sulla rara vegetazione.
Cattedrale dell’Assunzione e Monastero di Svijazsk, Russia. Insediamento creato nel 1551 da Ivan il Terribile sull’isola di Svijazsk, alla confluenza dei fiumi Volga, Sviyaga e Shchuka, come avamposto per la conquista del khanato di Kazan sulla Via della Seta. Gli affreschi della cattedrale costituiscono un raro esempio di pittura muraria in una chiesa ortodossa dell’Est.
Asmara, Eritrea. Capitale dell’Eritrea ed ex colonia italiana dal 1935. Il suo centro urbano è stato edificato secondo i principi urbanistici ed architettonici dello stile razionalista di stampo fascista, ancora oggi chiaramente riconoscibili in edifici pubblici e privati. Eccezionale esempio di urbanistica modernista di inizio Novecento in terra africana.
Hebron-Al Khalil, Palestina. Antico sito della Cisgiordania sacro per le tre religioni monoteiste della regione – ebraismo, cristianesimo e islam – ospita tra l’altro la cosiddetta Tomba dei Patriarchi dove sarebbe sepolto anche Abramo. Primo sito della Lista riconosciuto allo stato di Palestina.
Grotte preistoriche nelle Alpi Sveve, Germania. Le Alpi sveve, o Giura svevo, si trovano nel Sud del Baden-Wurtemberg tedesco ed ospitano grotte dove hanno trovato riparo i primi esseri umani sapiens giunti in Europa verso la fine dell’ultima era glaciale (43-33 mila anni fa). Vi sono state rinvenute alcune figurine intagliate di animali e oggetti, tra i più antichi esempi di sviluppo artistico dell’uomo e tra le prime sculture.
Taputapuatea, Polinesia francese. Sull’isola di Raiatea, in quel remoto tratto dell’oceano Pacifico chiamato Triangolo Polinesiano, si trova uno degli ultimi lembi della terra colonizzato dall’uomo. Il sito protegge la barriera corallina, una laguna, foreste e un’area cerimoniale.
Info:comm.unesco@esteri.it, www.unesco.org, http://whc.unesco.org/, www.sitounesco.it/
Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini