Il fascino discreto di un’area alpina che al turismo Vip preferisce quello rivolto agli amanti della natura, alle attività all’aperto e ai prodotti tipici del territorio: dai grandi vini, all’agnello della Val di Funes e al bue “grigio”. Specialità da gustare anche in baita. Da Chiusa a Vipiteno, passando per Bressanone, i centri storici sembrano usciti da una favola dei Fratelli Grimm con le loro eleganti facciate barocche. Escursioni, degustazioni e, per chi ama lo sci, lo spettacolare palcoscenico della Plose. Valle Isarco, ovvero l’altra faccia delle Dolomiti.
Quella meno conosciuta, meno celebrata dal turismo Vip ma certamente non per questo meno bella. Anzi, forse quella che prende il nome dal danzante fiume Isarco è la parte più sorprendente del magico universo dolomitico. Salire da Santa Maddalena in Val di Funes fino ai piedi del Gruppo del Puez – Odle per rendersene conto! Ci si trova di fronte a uno spettacolo grandioso di rocce e di guglie ardite, che svettano da boschi e prati incontaminati ipnotizzando lo sguardo su un orizzonte di montagne di straordinaria suggestione. Nei giorni belli e di cielo cristallino l’occhio arriva a spaziare su tutte le montagne altoatesine, fino alle prime vette austriache. Bella tutto l’anno questa area naturalistica, ricca di rifugi e di baite che inducono alla sosta e in cui, bisogna sottolinearlo, si mangia benissimo . Su tutte spicca la Geisler Alm, a 1960 metri di altezza, una delle Baite Top dell’Alto Adige per la qualità: un menu di tradizione che oltre ai tradizionali canederli e al tagliere di speck e formaggi comprende anche l’agnello della Val di Funes e la carne di bue “grigio”, razza bovina locale salvata di recente. Insomma, tanto territorio nel piatto. Imperdibile la lunga discesa con lo slittino tra i boschi fino al parcheggio.
Altra gemma da scoprire in Valle Isarco è l’Alpe di Villandro, una sorta di altipiano che si distende a 1800 metri di quota e d’inverno assomiglia al Klondike, con i suoi boschi nani di pino mugo e le larghe macchie di rododendri selvatici (la famosa rosa alpina) che spuntano nella neve levigata dal vento. D’estate una spianata di pascoli. Anche da queste parti pullulano le baite. Dalla “gourmet” Rinderplatz alla vivace Gasser, dove in genere si lascia l’auto per proseguire a piedi. Piccoli paradisi naturalistici, il Parco del Puez – Odle e l’Alpe di Villandro, lontani dalle affollate piste da sci, dove ancora si può ritrovare un rapporto di equilibrio con la natura.
La Valle Isarco è un mondo appartato, dall’anima umile, che vuole farsi scoprire piano piano. La sua parte dolomitica è protetta da un parco naturale, il Puez – Odle appunto (che è pure un bene inserito nel Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco), ma questa regione turistica è anche molto altro. Dal Brennero fino a Chiusa è un susseguirsi di motivi di interesse. E nel mezzo Vipiteno e Bressanone, i cui centri storici sono famosi per le artistiche facciate delle case, testimoni della ricchezza consolidatasi nel Medio Evo, figlia dell’attività delle vicine miniere d’argento. Proprio da Vipiteno e Bressanone si dipartono tante valli, una diversa dall’altra, che custodiscono mondi contadini ricchi di tradizione e di amore per la natura.
Però in Valle Isarco c’è spazio anche per chi ama lo sci e una vita attiva meno contemplativa. Il comprensorio della Plose sopra Bressanone, raggiungibile con una cabinovia che parte da Sant’Andrea, è un delizioso panettone in quota che spunta dai boschi e invita a lunghe e piacevoli discese per tutti i gradi di difficoltà, dopo aver goduto di una vista a 360 gradi sulle Odle, sul Sass Putia e sulla infinita corona di montagne che impreziosiscono l’intorno. Sosta gustosa alla “La finestra”, nella stazione a monte della cabinovia.
La Valle Isarco è detta la “terra dei percorsi”. Ce n’è per tutti i gusti. Da quelli naturalistici da percorrere a piedi, in mountain bike d’estate e con sci e ciaspole d’inverno, a quelli tematici. Come quello dei sapori ad esempio. La Valle Isarco è una straordinaria terra di vini. Bianchi soprattutto. Bianchi di spiccata mineralità e aromaticità. Profumati come il Sylvaner o eleganti come l’altro autoctono Kerner. Senza contare i Muller Turgau, i Veltliner o i rossi Lagrein, Blauburgunder e Sankt Magdalener. Una grande cantina cooperativa (la Cantina Valle Isarco o Eisacktaler Kellerei per dirla nel prevalente idioma tedesco) e tanti piccoli produttori coltivano le viti in un paesaggio arcadico, su pendii terrazzati che rendono armonica l’architettura del paesaggio della valle.. La sede della Cantina Valle Isarco di Chiusa, società resa forte da ben 130 soci conferitori, merita una visita non solo per le degustazioni dei gioielli enologici della valle, ma anche per il suo design d’avanguardia. E già che si è a Chiusa, cittadina che si fregia di appartenere ai Borghi più belli d’Italia, vale la pena di fare una capatina al Gasslbrau, un micro birrificio artigianale dove di può cenare (bene e in modo tradizionale) accanto alla spettacolare “sala delle cotte” e ai serbatoi dell’impianto. Quello di Norbert Andergassen è stato uno dei micro birrifici pionieri in Alto Adige. Ora sono 15 e affiancano il colosso storico della birra in provincia di Bolzano, la Forst di Merano.
A Villandro sosta gourmet consigliata al raffinato ristorante Ansitz zum Steimbock, locale ricavato nella stube dell’hotel Steimbock, che un tempo era un castello di città. Una delle tante residenze signorili della Valle Isarco. Cena a lume di candela in un’atmosfera d’altri tempi. Per scoprire ancora più in profondità di quanti tesori, anche enogastronomici, sia ricca la Valle del fiume Isarco. Tesori che aspettano solo di essere scoperti. O riscoperti, per ritrovare il “gusto” di un turismo ispirato alla natura e all’ambiente.
Info: www.eisacktal.com , www.valleisarco.com
Testo/foto Renato Malaman