E’ Vancouver la città che fa più tendenza in Canada. Lo stile di vita giovane e pieno di energia di questa città sul Pacifico che non dorme mai si diffonde rapidamente nel resto del Paese, a partire da un’attenzione spasmodica alla sostenibilità ambientale, scontata in una città dove il verde e la natura rappresentano una delle principali attrattive. L’oceano caratterizza il clima, rendendolo tra i più miti del Canada: la lunga Vancouver Island ad ovest ripara la città dal mare aperto, mentre i fiordi del Burrard Inlet e dell’Indian Arm la chiudono a nord; a sud viene delimitata invece dalla foce del fiume Fraser. A nord e nord-ovest si estendono catene di montagne costiere: con i bus ed i mezzi di trasporto pubblici gestiti dall’efficientissima Translink (www.translink.ca), la società di mobilità urbana nota per le quattro linee di Skytrain, risulta possibile recarsi in parchi naturali abitati da orsi, marmotte e coguari allo stato libero, come il Lynn Canyon Park, un parco municipale nel distretto di North Vancouver, inaugurato nel 1912 con sentieri escursionistici di varia lunghezza e difficoltà, nonché un bel ponte sospeso, simile al più famoso ponte di Capilano, il cui accesso però non è gratuito. E sulla costa a nord si può prendere una scoscesa cabinovia per salire dal mare fin proprio sulle piste sciistiche in alta quota: a Vancouver infatti si sono tenute le Olimpiadi e le Paraolimpiadi degli sport invernali del 2010, con alcune gare disputate nella vicina Whistler.
La città in sé conta appena 600 mila abitanti, ma l’area metropolitana molto estesa del Greater Vancouver Regional District raggiunge complessivamente i due milioni e mezzo in costante crescita, e con una delle più alte densità abitative del Nord America: senza soluzione di continuità si congiunge a sud con il confine dello stato di Washington negli USA, dove a breve distanza sorge la città di Seattle. Come buona parte del Canada, anche Vancouver si presenta come una città veramente multietnica: non occorre conoscere le statistiche per nazionalità d’origine, basta guardarsi in giro per strada per comprendere come metà della popolazione non sia di madrelingua inglese. Sospinta dalla ricerca di un’alta qualità della vita e di un ambiente aperto e tollerante, l’immigrazione proviene dall’Asia, dall’America centro-meridionale, dagli Stati Uniti del sud, soprattutto California, ma anche dall’Europa. Si sente parlare italiano per strada nella stagione turistica, ma non sono pochi gli italiani qui trasferiti per lavorare in città.
L’economia di Vancouver si è basata tradizionalmente sulle risorse della provincia del British Columbia, di cui forma la città più grande e rappresentativa, ancorché non la capitale, che si trova invece a Victoria. Foreste, miniere, caccia, pesca ed agricoltura in passato davano lavoro agli abitanti ed attraevano un crescente flusso migratorio. Di recente l’economia si è però diversificata, imboccando con decisione la strada dei servizi: oggi la ricchezza di Vancouver sono l’industria del turismo e l’high-tech, in particolare il software per lo sviluppo di videogiochi, ma grazie alla sua scenografica skyline sul mare la città è diventata il terzo più grande polo di produzione cinematografico del Nord America dopo Los Angeles e New York, al punto da essere scherzosamente chiamata la Hollywood del Nord.
Raggiungere Vancouver non rappresenta una passeggiata: si trova infatti a nove ore di fuso orario dall’Italia ed il viaggio aereo appare lungo anche per chi arriva dalla costa atlantica degli Stati Uniti, ad esempio da New York, Boston o Washington oppure dalle grandi città canadesi come Toronto, Ottawa e Montréal. Per fortuna l’aeroporto, affacciato sul mare, si presenta moderno ed efficiente, collegato con il centro dalla comodissima linea di Skytrain Canada Line al costo di pochi euro. I panorami costituiscono indubbiamente il primo motivo per venire fino a qui: per ammirare la skyline di grattacieli dal mare si può cominciare con la navigazione sul False Creek, con i simpatici piccoli taxi d’acqua colorati della Aquabus Ferry (www.theaquabus.com/), che dal 1986 fanno continuamente la spola toccando entrambe le coste tra Granville Island e lo Science World (www.scienceworld.ca), un avveniristico museo progettato per far scoprire la scienza ai ragazzi. Non va trascurata però neppure la navigazione su barca elettrica della Gray Line (www.grayline.com), per godersi dal mare Stanley Park e tutti gli edifici del Waterfront, veder decollare gli idrovolanti sul tranquillo specchio d’acqua davanti a Coal Harbour e spingersi fino al Convention Centre ed a Canada Place. Con il biglietto combinato valido 24 ore si può proseguire con un tour in bus Hop-on/Hop off ed esplorare tutto il centro downtown di Vancouver, la pittoresca Granville Island, il quartiere di Kitsilano e la verdissima zona dell’Università del British Columbia. Vicino al mare a Kitsilano un’unica costruzione ospita due musei distinti: il McMillan Space Centre (www.spacecentre.ca) con un bel planetarium ed una grande esposizione sul cinquantenario del primo atterraggio sulla Luna, e proprio di fronte il Museum of Vancouver (www.museumofvancouver.ca), interessante e ben documentato per conoscere la storia della impetuosa e recente crescita della città fondata appena nel 1886. Non lontano direttamente sull’acqua si trova anche il Museo Marittimo.
Proseguendo oltre in mezzo al verde si raggiunge la pacifica zona universitaria dell’UBC. Qui va visitato il Beaty Biodiversity Museum (www.beatymuseum.ubc.ca) con l’enorme scheletro di una grande balena blu sospesa per aria, e soprattutto gli UBC Botanical Gardens (www.botanicalgarden.ubc.ca), i giardini botanici dell’università, nonché il piccolo giardino zen giapponese Nitobe. Il motivo stesso per spingersi in questa zona di boschi piuttosto lontana dal centro e non servita dalla metropolitana è però la visita al Museum of Anthropology della British Columbia, confidenzialmente chiamato MOA (www.moa.ubc.ca), con grandi testimonianze della vita e dell’arte delle popolazioni indigene primitive, chiamate in Canada first nations. Totem, sculture in legno antropomorfe o fantastiche, abitazioni, gioielli ed ornamenti avvicinano ad una cultura che in Canada si sta riscoprendo ora, rispettando e valorizzando come mai in passato. L’avveniristico edificio del MOA, che ricorda una costruzione indiana progettato da Arthur Erickson, contiene 50.000 oggetti etnografici e 500.000 archeologici. La scultura più rappresentativa, anche se un po’ inquietante, è un’opera in legno di cedro di Bill Reid rappresentata anche sulle banconote canadesi intitolata Il corvo e i primi uomini. Da non trascurare anche l’esposizione di totem (qui chiamati poles) e costruzioni indiane in un ampio giardino all’aperto di fronte al museo.
Vista l’estensione dell’area e le attrattive della città, una visita anche superficiale di Vancouver richiede parecchi giorni, per cui risulta opportuno mettere in conto un minimo di tre-quattro pernottamenti, ma un’intera settimana si passa facilmente e volentieri. Per pernottare ci sono numerose soluzioni di tutte le categorie, dai B&B agli alberghi cinque stelle. L’indirizzo di punta nella massima categoria è un palazzo storico centralissimo, una specie di castello urbano inaugurato nel 1939 in occasione della visita del re d’Inghilterra. Si trova sulla West Georgia Street a pochi metri dalla stazione City Centre dello Skytrain Vancouver Art Gallery (www.vanartgallery.bc.ca), culla dell’arte moderna e contemporanea del Canada occidentale, con grandi esposizioni a rotazione di arti figurative soprattutto canadesi e nordamericane in generale. Il palazzo ospita il Fairmont Vancouver (www.fairmont.com/hotel-vancouver), lusso e tradizione del marchio di punta del gruppo alberghiero francese Accor con 557 camere e suite appena rinnovate, con un investimento di 50 milioni di euro.
Testo/Leonardo Felician – Foto/Leonardo Felician e Google Immagini