Un tempo erano pochi eccentrici intellettuali e filosofi sensibili, tanto da poter essere indicati a dito. Oggi il numero dei vegetariani e dei vegani, di coloro cioè che per scelta ideologica, religiosa o sanitaria, o anche soltanto di solidarietà verso altri esseri viventi e sensibili, hanno deciso di non alimentarsi con carne animale e, nelle forme più radicali, nemmeno di pesce e di derivati dagli animali come latte, formaggi, uova e miele, ma elusivamente di prodotti vegetali, risulta cresciuto in maniera costante ed esponenziale. Una scelta che parte lontana nel tempo, coinvolgendo svariate religioni antiche, dallo zoroastrismo al buddhismo ed al jainismo, dall’induismo all’ebraismo e al cristianesimo, fin dalle credenze di reincarnazione dell’antico Egitto e dell’India. Ancora oggi ci sono territori che vivono animal free felici e contenti da sempre, come lo stato del Gujarat nell’India nord-occidentale, poco più piccolo dell’Italia ma con 63 milioni di abitanti: ebbene non vi troverete un animale domestico neppure con il lanternino, e le mucche che scorazzano ovunque sono quelle sacre e intoccabili della religione hindu. Questa terra, con una cucina vegetariana estremamente varia, gustosa e digeribile, non a caso ha espresso anche il maggior pacifista in assoluto, il Mahatma Gandhi, qui nato e cresciuto.
Incredibile, e impossibile da citare completamente, l’elenco dei grandi personaggi della storia vegetariani, espressione di ogni tipo di cultura: Zarathustra, Buddha e Confucio, Platone, Pitagora, Sansone e i gladiatori romani, Seneca, Ovidio e Marco Aurelio, Leonardo da Vinci e Michelangelo, Montaigne, Voltaire, Tolstoj, Hugo, Newton, Edison, Franklin, Einstein, Van Gogh, Bernard Show, Freud, Garibaldi. Tra i contemporanei i presidenti Usa Bill Clinton e Al Gore, l’ex boxer Mike Tyson, gli attori Michelle Pfeiffer, Paul McCartney, Prince, Natalie Portman, Leonardo di Caprio, Pamela Anderson, l’atleta Carl Lewis, i cantanti Morrisey, Jovanotti e Battiato, lo scrittore Terzani, gli scienziati Veronesi e Margherita Hack. Scusandoci per le innumerevoli esclusioni. Non è quindi un caso se nel 2014 gli europei che si professavano vegani erano qualcosa come 4,2 milioni, il 7,1 % della popolazione, in sensibile crescita, mentre quelli italiani un milione e ottocentomila. La prima associazione vegetariana si è costituita a Londra nel 1853.
Nel 2015 invece è nata tra Nord America ed Europa la community Vegan Travel, di lingua inglese, dove i vegetariani di tutto il mondo possono condividere la passione per il viaggio, aiutando a promuovere ed a fare crescere l’interesse per la visione vegana, tesa a creare un mondo più sostenibile e caritatevole. L’intento infatti è quello di raccontare ai neofiti le proprie esperienze, fornendo consigli, suggerimenti ed indirizzi, segnalando ristoranti e negozi dove rifornirsi, oltre alle comunità ed alle manifestazioni locali. Si tratta di una piattaforma di aggregazione per quanti hanno compiuto questa scelta di vita, oppure che ne sarebbero affascinati ma non sanno come intraprenderla.
Il quotidiano inglese Indipendent ha stilato di recente una lista delle 10 destinazioni più adatte ai vegan traveller. Al primo posto, incredibilmente, troviamo Torino, la città della carne cruda e del bollito, che conta oltre 30 locali pietanze green. Al secondo posto Berlino, la capitale cool del veganismo con 50 ristoranti per gli 80 mila vegani residenti, dove in agosto si tiene il Veganes Sommerfest Berlin con 60 mila visitatori. Al terzo posto Helsinki, dove hanno trovato il modo di sostituire il maiale con un misto di avena e fave, destinato a diventare il prodotto finlandese più esportato. A seguire Tel Aviv, dove il 5 % della popolazione israeliana risulta vegana, con a disposizione 400 ristoranti specializzati e a settembre il Vegan Fest, e poi Chennai in India, nazione con oltre il 50 % della popolazione che non mangia carne. Altre città vegane Melbourne, San Francisco (patria di un ottimo cibo messicano 100 % veggie, compreso il sushi), Austin nel Texas, Vancouver (nuova frontiera del veganismo) e per finire Londra, dove si fanno anche tatuaggi veg, con oltre 100 ristoranti, pronti a fornire anche la versione vegana del tradizionale pollo fritto. Ognuno stila classifiche come più gli aggrada. La piattaforma Hundredroms ha compilato una graduatoria basata sul numero di ristoranti vegan esistenti, rispetto al numero totale degli abitanti di quella città. Ebbene la città più vegan-friendly d’Europa risulta Lisbona, con un centinaio di locali specializzati su 550 mila abitanti. Seconda Praga, terza Varsavia, quarta Barcellona, la prima in Spagna. In classifica anche Roma, con una cinquantina di locali, quindi Amsterdam, Vienna e Londra, con 100 ristoranti e 200 negozi. Fanalino di coda Parigi, con appena 37 locali: se siete vegetariani, andate altrove.
Concludiamo con una nota negativa, che solo in parte ha a che fare con il mondo vegano. Le autorità cittadine di Bangkok hanno infatti annunciato che entro la fine di quest’anno scompariranno dalle strade di tutti i quartieri le tradizionali bancarelle attrezzate per la vendita veloce al pubblico del gustoso ed economico cibo di strada, e quindi non si potranno più gustare per strada noodles, piatti speziati o altre prelibatezze, il tutto per ragioni igieniche. Un vero peccato, perché lo street food a Bangkok rappresentava una delle tante attrazioni, capace di rendere una visita alla capitale thailandese funzionale e poco costosa, grazie proprio ai piccoli chioschi aperti fino a notte tarda, pronti a servire con gentilezza e professionalità il miglior cibo di strada del pianeta, come ha riconosciuto per il secondo anno consecutivo la Cnn. Non vorremmo che dietro alle ragioni igieniche ci fossero gli interessi di alberghi e ristoranti.
Info: www.vegantravel.com, www.hundredrooms.it
Testo/Giulio Badini – Foto/Google Immagini