Ci sono alcuni posti al mondo, dove è immediato capire dove ti trovi. Non sono necessari a volte dei monumenti celebri per dire di essere in una determinata città, perché tutto ti parla di lei: la gente, i profumi, i rumori per strada. Non credo occorra la Tour Eiffel per capire di essere a Parigi, o il Colosseo a Roma. Altre invece le riconosci per un particolare, una casa magari, o qualcosa che le rende uniche, come per esempio a Praga possono essere il Ponte Carlo, l’Orologio Astronomico, le case dei danzatori.
La città di Corfù è esattamente all’opposto. Tutto di lei ti spiazza e ti fa pensare di essere da un’altra parte d’Europa. A partire dal nome. Lo cerchi sui cartelli stradali e trovi quello greco, che non gli assomiglia per niente: Kerkira o Kerkyra, con l’accento sulla e, Kèrkira. Quando sei in centro, non hai assolutamente la sensazione di trovarti su di un’isola greca, infatti, le strade pedonali sono assolutamente veneziane, e ricordano Zara ad esempio, mentre le bancarelle con i venditori di oggetti, cibo e souvenir un paese arabo, nello specifico turco. Quando al contrario Corfù sotto il dominio turco ottomano non lo fu mai, l’unica isola della Grecia a non essere mai conquistata, grazie alla presenza veneziana e ai suoi possenti forti, Angelokastro fra tutti. Cerchi allora camminando di orientarti col suo castello, e rimani ancora più spiazzato, perché di fortezze ce ne sono due che si fronteggiano, con il centro pedonale in mezzo. Allora vai alla ricerca della sua chiesa più importante, intitolata a San Spiridione, il santo patrono dell’isola (e di un piccolo paese del Monferrato, tra l’altro) immaginandola grande e magnifica e invece fai fatica a trovarla in mezzo alle viuzze, fra ristorantini e venditori di sacre reliquie o di oggetti d’ulivo. Non riesci davanti ad essa nemmeno a vederne il campanile, allora ti sposti per riuscire a fotografarlo e finisci in un’enorme, gigantesca piazza, parco cittadino e fulcro della movida sotto i suoi allegri portici: la Spianada. Allora comprendi il senso. Sei di fronte ad uno dei centri storici più belli della Grecia, Patrimonio Mondiale dell’Unesco, e lo devi vivere come ti insegnano loro: piano piano, sigà sigà.
Ma andiamo con ordine. L’isola di Corfù è la principale delle isole Ionie, anche se non la più grande, ed è posta di fronte all’Epiro, sul confine fra Grecia e Albania. Dall’altra parte del mare, il nostro Salento. Facili i collegamenti con l’Italia, via mare o con comodi voli low cost d’estate è molto apprezzata dalla clientela italiana per il suo incantevole mare. Nell’antichità si chiamava Kòrkyra, e costituiva uno stato greco molto importante per i commerci. Passata sotto la dominazione romana, rimase con la divisione dell’Impero appannaggio di Costantinopoli. Durante il Medioevo vide i tentativi di conquista dei Normanno-siculi e dei genovesi, contrastati dalle forze imperiali coadiuvate dai veneziani, che se ne impadronirono nel 1206. Conquistata dal despota dell’Epiro, finì nuovamente sotto i siciliani, poi gli Angioini e quindi il principato di Taranto che favorì l’emigrazione sull’isola di tanti funzionari e militari pugliesi. Alla fine del Trecento, vinto il conflitto con Genova, Venezia aveva le forze necessarie per espandersi in tutto l’Adriatico, fino alle isole Ionie; nel 1386 conquistarono Corfù, che fu infine ceduta integralmente alla Repubblica nel 1402. Corfù era importantissima per Venezia, perché costituiva la base della marina veneziana per il controllo del Mediterraneo orientale e fu governata aristocraticamente dalla Serenissima fino alla sua caduta per mano di Napoleone. Durante questi secoli fu il baluardo della cristianità contro i turchi, che la assediarono due volte: nel 1537, e soprattutto nel 1716. Dopo un breve periodo francese e di autogoverno, divenne protettorato britannico fino al passaggio alla Grecia nel 1864. Occupata dagli italiani durante l’ultimo conflitto, nel 1943, come Cefalonia, vide le lotte impari dei nostri militari contro le preponderanti forze della Wermacht, con le tragedie e i lutti che ne seguirono.
Nella nostra visita eravamo però giunti alla Spianada, la piazza con il parco che da un lato ha il centro pedonale e dall’altro la Fortezza Vecchia. Questo quartiere fino agli inizi del Cinquecento era densamente popolato. Fu l’assedio turco del 1537 a cambiare le cose, quando per l’esperienza subita i veneziani fecero radere al suolo tutti gli edifici dell’area per garantire una linea libera di tiro ai cannoni della fortezza. Se ci troviamo, quindi in mezzo all’area verde avremo a sud il Monumento al 21 maggio 1864, che commemora l’annessione alla Grecia, a nord il neoclassico Palazzo Vecchio, sede del Protettorato Britannico e adornato da venti colonne doriche. A ovest ci sono le belle case con i portici, il “Liston”, progettate dal barone di Lesseps, il costruttore del Canale di Suez, con la città vecchia pedonale dietro di esse e il campanile di San Spiridione che spunta. A est infine la Fortezza Vecchia, di origine veneziana, ma ristrutturata dagli inglesi negli anni del loro dominio, la cui visita è molto consigliata non tanto per le strutture militari sopravvissute o la moderna chiesa di Agios Georgios costruita in stile dorico, ma perché da essa si può avere una vista pazzesca, che spazia dalla città vecchia fino alla costa dell’Albania. Per accedervi si attraversa un ponte che scavalca un controfosso dove sono ormeggiate delle piccole barche: fu scavato nel XVI secolo per separare la Fortezza dalla Spianada e tentare di renderla imprendibile ai Turchi. Ci riuscirono.
Uscendo dalla Fortezza abbiamo poi tre possibilità per un percorso a piedi: la prima di andare verso sud per visitare il piccolo Museo archeologico, la seconda di ritornare a perderci nelle meravigliose stradine del centro oppure infine di percorrere la via lungomare verso la Fortezza nuova. Questa strada vi permetterà di scoprire nuovi scorci e, fra traghetti e offerte di gite in barca, di trovare piccoli negozi d’artigianato locale per acquistare particolari ricordi da portare a casa. Corfù l’avrete comunque in ogni caso: difficile possa uscire dal vostro cuore. Il giorno dopo con un mezzo recatevi a sud, nella penisola di Analipsi divenuta sobborgo della città. In fondo ad essa troverete il famoso Monastero di Vlachérna, costruito nel 1700 su di uno scoglio sul mare raggiungibile da un molo pedonale, divenuto il simbolo dell’isola di Corfù. Occupate poi posto su una delle barche che conducono alla vicina isola di Pontikonisi, l’Isola dei Topi, dove fra alti cipressi troverete una piccola chiesetta del XII secolo, un luogo assai romantico dove amava fermarsi la Principessa Sissi. Tornati sulla terraferma, andate a bere un caffè nella taverna costruita sulla collina, da cui si gode una vista fantastica del monastero e degli aerei che passano vicinissimi per atterrare nell’aeroporto di Corfù. Probabilmente guardandoli penserete che un giorno vi piacerebbe tornare su questa meravigliosa isola.
Testo e foto/ Paolo Ponga