Si torna in cantina per conoscere un territorio. Accade a Vinchio, nel cuore della Barbera, della Val Sarmassa e del Parco paleontologico astigiano, dove milioni di anni fa al posto dei vigneti c’era un fondale marino. Si torna in questi giorni innanzitutto per apprezzarne i sapori. Quello della Bagna Cauda, piatto tipico del Piemonte, preparato con acciughe, olio e aglio e accompagnato con verdure o carne cruda, usato come condimento caldo da condividere in compagnia, magari mettendolo in una ciotola riscaldata da una fiamma al centro della tavola.
L’ultimo week end di novembre e il primo di dicembre sono dedicati alla riscoperta di questo antico piatto contadino: sono addirittura 130 i ristoranti piemontesi che aderiscono al progetto nato nell’Astigiano. E qui, alla cantina sociale di Vinchio-Vaglio Serra, è già tutto esaurito. Un’occasione per conoscere il paesaggio vitivinicolo delle Langhe, Roero e Monferrato patrimonio Unesco, il foliage delle colline e soprattutto i suoi vini, poiché la cantina è aperta tutti i giorni, si può visitare e soprattutto si può assaggiare. Non solo, perché chi arriva qui non può non restare affascinato dai “nidi”. Tutto è partito dalla celebre frase dello scrittore, giornalista e politico vinchiese Davide Lajolo: “Vinchio è il mio Nido”. E’ nata da qui l’idea di creare un percorso naturalistico nel territorio di Vaglio Serra, che parte dal cortile della Cantina per poi congiungersi con i percorsi già presenti nella Val Sarmassa e con la grande panchina rossa panoramica di Vinchio. “Abbiamo acquistato una collinetta e creato un percorso”, spiega Lorenzo Giordano, presidente della Cantina di Vinchio-Vaglio e vicepresidente del Consorzio Barbera. In questa porzione di bosco a ridosso della cantina e confinante con la Riserva Naturale della Val Sarmassa è stato ripristinato l’antico sentiero inserendo tavoli e fontane, e soprattutto gli originalissimi “nidi”, strutture in salice intrecciato a mano, dove poter gustare un bicchiere di vino e sostare in un’atmosfera raccolta senza perdersi il panorama.
Nati da un’idea del presidente Lorenzo Giordano, subito trasformata in uno schizzo su un tovagliolo di carta dall’architetto Andrea Capellino durante un lungo assaggio (di Barbera ovviamente), i “nidi” sono diventati il simbolo dell’accoglienza familiare che l’azienda riserva ai clienti.
Un luogo magico che si inserisce in una riserva, istituita nel ’93 dalla Regione Piemonte, che regala scorci paesaggistici suggestivi, fra colline, boschi, campi e vigneti. Un paesaggio antico. “Qui c’era il mare, come si può notare dal fondo sabbioso e dai fossili che emergono dopo una giornata di pioggia”, racconta Tiziana Scagliola, del vicino B&B Profumi, una casetta delle favole con vista mozzafiato sulle colline della Barbera. Numerosi infatti sono gli affioramenti di sabbie e argille, ricche di ritrovamenti paleontologici: conchiglie di molluschi e resti di mammiferi marini. Per tornare a tempi più moderni, il nome Vinchio compare nei documenti del 948, nome forse legato a “Vinti”, un’allusione alla vittoria del marchese Aleramo contro i saraceni. Crocevia di strade per Alba e Asti, da qui transitava anche la via dei pellegrinaggi per Santiago di Compostela. Oggi è un piccolo borgo, dove è possibile gustare curati piatti della tradizione come la Finanziera, realizzata con le frattaglie di carni bovine e bianche (si può trovare al ristorante Piazza Crova 3 nella vicina Vaglio Serra) e dove fare base per tappe nei vicini centri interessanti come Fontanile, coi suoi muri affrescati con scene di vita contadina, e Acqui Terme, che vale una visita per il suo centro storico e la fontana della Bollente, eretta nell’Ottocento nella cornice di una bella piazza, da cui sgorga acqua sulfurea a 75 gradi.
La festa della Bagna Cauda non è l’unica occasione per venire da queste parti. Nel 2022 la Cantina di Vinchio-Vaglio Serra intende ripartire con tutti gli appuntamenti bloccati dalla pandemia: a metà aprile il giro del Nizza con Slow Food; dal 25 aprile al 1° maggio il picnic nei Nidi; a maggio le cantine aperte e a giugno di nuovi i picnic dei Nidi.
Ma, al di là di questi eventi, la cantina nata 50 anni fa da 19 soci (oggi sono 197) può essere visitata in tutte le stagioni per scoprire un vino barbera che, ormai lontano dall’idea del parente povero della celebre canzone di Gaber “Barbera e champagne”, ha trovato la chiave di volta per proporsi come un prodotto elegante e di alta qualità. Con 480 ettari di produzione, di cui il 70 per cento coltivato a Barbera, quest’anno Vinchio Vaglio ha prodotto 29.800 ettolitri di vino, con un mercato interno forte e un mercato estero in crescita (più 21,38 per cento di fatturato) che va dalla Svizzera ai Paesi Baltici, dalla Germania alla Corea del Sud, gli Stati Uniti e al Giappone.
Diversi i fiori all’occhiello della produzione, che ha lavorato molto anche sul packaging e su una nuova livrea delle bottiglie. Il più venduto resta “I Tre Vescovi” , Barbera d’Asti docg Superiore il cui nome deriva dalla località in cui si incontrano i confini delle diocesi di Acqui Terme, Alessandria e Asti.
Più di nicchia ma molto interessante è il “Laudana”, Nizza docg Riserva,che prende il nome sempre dalla località del vigneto. Una vocazione che ha radici antiche, visto che proprio il Vigne Vecchie Bricco Laudana fece registrare nel 1989 la più alta quotazione di tutti i tempi, all’Asta del Barbera d’Asti del Castello di Costigliole.
E poi il “Vigne Vecchie”, docg Superiore, simbolo della scelta coraggiosa compiuta negli anni Ottanta di puntare sempre di più su una produzione di qualità e di uscire dalle logiche di massa in un momento difficile per il vino piemontese. Gli altri fiori all’occhiello sono Insynthesis, Barbera d’Asti docg Superiore; Gajera-Piemonte, docg Pinot nero; Alta Langa docg, metodo classico.
Info www.vinchio.com
Testo/Monica Guzzi – foto fornite dalla struttura